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Un Parco a Boldara?

L’idea di un “foresto”, un lavoro da pazzi (pochi)… Un piacere per tutti (tanti).

Il mio primo intervento sull’ambiente di Boldara, che nel frattempo era diventato il mio luogo di residenza, risale all’autunno 1989, quando, stanco di vedere la zona abbandonata all’incuria ed usata palesemente come discarica abusiva incominciai, con l’aiuto della mia famiglia, la pulizia del bosco accanto al mulino. Ebbe così inizio il recupero di quel sito naturale che un giorno, forse, diventerà ufficialmente il Parco di Boldara.
Per anni, con pochi aiuti e risorse, sono stati piantati centinaia, meglio, migliaia di alberi autoctoni, arbusti e carici. Sono state così reinserite piante scomparse da decenni; ancora adesso poi, ogni anno, sono estirpati a mano rovi ed altri infestanti. Inoltre, annualmente, vengono raccolti centinaia di oggetti abbandonati disinvoltamente nell’ambiente, assieme a contenitori di vetro o di plastica. Se non lo fa l’Associazione, nessuno lo fa. Mi sono spesso chiesto il perchè di questo comportamento ed ho concluso che forse si pensa che se si nascondono le immondizie esse non esistono.
Nel 1995 poi, grazie ad un gruppo di amici portogruaresi entusiasti dell’idea e dell’iniziativa, è nata ufficialmente l’associazione “Un parco per Boldara”, riconosciuta dalla Provincia di Venezia. Alla fine degli anni ’90, l’Associazione è riuscita a far classificare un territorio di 140 ettari come “oasi naturale”.
In questo ambito  ormai serpeggia una passeggiata ecologica, curata con rigore scientifico e arricchita da schede botaniche e faunistiche e anche da testi letterari, per permettere al visitatore di capire meglio l’ambiente in cui si trova, la sua unicità, che va salvaguardata, e per guidarlo ad individuare, con certezza, i suoi abitanti naturali, animali e piante.
Nonostante questo lavoro incessante e dispendioso, in energie e denaro, sostenuto esclusivamente dall’ideatore, nonostante il posto sia visitato da turisti di tutta Europa e da centinaia di alunni, provenienti da tutto il Veneto, da Fossalta a Mirano, da Mestre a San Donà, socialmente parlando, l’Associazione è fallimentare: non è mai stata accettata né dalla popolazione né dalle istituzioni locali. Perchè?
Forse questa è un’altra delle domande che troverà risposta nella serata, che sarà dedicata alla presentazione e descrizione, mediante la proiezione di diapositive, del progetto e delle fasi della sua realizzazione, dalla nascita ad oggi. Forse troveremo poi, nel dibattito,  risposte a tanti altri interrogativi concernenti le difficoltà che hanno costellato questo tipo di volontariato e, mi auguro, cercheremo insieme le soluzioni che garantiscano il decollo, in futuro, del parco che è stato pensato a beneficio di tutta la popolazione di Gruaro.

Claude Andreini
Presidente dell’Associazione “Un Parco Per Boldara”

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A contatto con la natura

Boldara è sicuramente la zona più verdeggiante di Gruaro, perciò meta di scolaresche desiderose di conoscenza e anche di adulti in cerca di pace. Essendo attraversata dal Lemene, è rifugio e casa per uccelli, anatre, oche e cigni depongono le uova nelle rive del fiume, ma purtroppo i piccoli non sempre nascono perchè dei “visitatori indesiderati” toccano le uova.
Comunque la passeggiata è un posto dove si può rimanere a contatto con la natura. Per me, le stagioni più adatte per visitare il parco, sono la Primavera e l’Estate. La Primavera, porta con sè profumi e suoni gradevoli: le piante in fiore colorano le ormai tiepide giornate primaverili che sono accompagnate dai canti degli uccelli innamorati. L’Estate è la stagione giusta per trovare refrigerio sulle rive ombrose del Lemene, oppure se si viene in bicicletta, si può fare una capatina al mulino di Boldara, non meno incantevole della passeggiata. In Autunno ci possono essere dei funghi, ma anche lo splendore multicolore degli alberi ti incanta; mentre in Inverno l’erba è piena di brina e tutto ghiaccia: sembra che si ghiacci persino il tempo.
Il Lemene è, purtroppo, il più ambito sogno di tutti i pescatori: nelle sue acque i pesci guizzano contenti e si riproducono ogni anno, e sono cibo per gli uccelli che si fermano a Boldara per fare una “pausa”.
A volte, mentre riposo sotto un albero, mi pare di sentire la sua voce, che mi ricorda quella di un ruscello che scorre impetuoso, il grido di un albero che viene abbattutto, oppure il fruscio delle ali di un uccello. Per me, la cosa più affascinante di Boldara, è guardare che cosa ha scolpito la natura: alberi incavati che ospitano humus e funghi e penso che la natura ha impiegato molti anni per creare queste meraviglie, mentre noi, in pochi anni riusciamo a distruggerle. Il caldo estivo che arroventa la testa, qui trova il posto ideale: distendersi sotto una quercia e dipingere, ecco cosa immagino, oppure creare un erbario, con tutte le piante che ci sono. A volte mi assopisco e sogno che tutto il mondo è di nuovo verde e l’uomo ha trovato il modo per non inquinare.
Quando piove, penso anche alla passeggiata e alla bicicletta: vorrei inforcarla per andare a Boldara, a vedere gli uccelli e ad ammirare il Lemene che sembra diverso quando le gocce di pioggia increspano le sue acque tranquille.

Giulia Bozza
Classe V “Edmondo De Amicis” Gruaro

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