Informazioni su: Gigliola Bittolo Bon

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Articoli di Gigliola Bittolo Bon

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Saperi-Sapori

Si è aperta con un’iniziativa legata al cibo, il 16 dicembre 2005, il 2° anno di attività de “La Ruota”. L’appuntamento era inserito nel ciclo di iniziative dal titolo “Saperi Sapori” e ricadeva nell’ambito dei “saperi”. Nel corso della serata il cibo è stato investigato dai due relatori, dr. Renzo Gelisio, diabetologo, e dott.ssa Francesca Cordaro, tecnologa alimentare, come fattore di salute e oggetto di scelta consapevole; infatti si è parlato essenzialmente di stili di vita e di corretto consumo e i due relatori hanno insistito molto sulla necessità di vivere e consumare in modo più sobrio e responsabile. Il dr. Gelisio ha posto l’accento soprattutto sull’importanza del moto che, coniugato con una dieta adeguata, riduce sensibilmente i rischi sempre più diffusi di malattie del metabolismo quali diabete e colesterolemia; acutamente poi la dott.ssa Cordaro ha focalizzato l’attenzione sulla corretta conservazione dei cibi, che se non viene rispettata, può incidere sulla salute pubblica molto più di quanto possano fare la “mucca pazza”, o “l’influenza aviaria”, spauracchi agitati con insistenza dai media. Calorosa e sentita è stata la partecipazione del pubblico, particolarmente a suo agio nell’atmosfera informale e familiare che si era creata, che ha posto molte domande ai relatori, aprendo nuove prospettive e offrendo molti suggerimenti per dibattiti futuri.

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Si è aperta con un’iniziativa legata al cibo, il 16 dicembre 2005, il 2° anno di attività de “La Ruota”. L’appuntamento era inserito nel ciclo di iniziative dal titolo “Saperi Sapori” e ricadeva nell’ambito dei “saperi”. Nel corso della serata il cibo è stato investigato dai due relatori, dr. Renzo Gelisio, diabetologo, e dott.ssa Francesca Cordaro, tecnologa alimentare, come fattore di salute e oggetto di scelta consapevole; infatti si è parlato essenzialmente di stili di vita e di corretto consumo e i due relatori hanno insistito molto sulla necessità di vivere e consumare in modo più sobrio e responsabile. Il dr. Gelisio ha posto l’accento soprattutto sull’importanza del moto che, coniugato con una dieta adeguata, riduce sensibilmente i rischi sempre più diffusi di malattie del metabolismo quali diabete e colesterolemia; acutamente poi la dott.ssa Cordaro ha focalizzato l’attenzione sulla corretta conservazione dei cibi, che se non viene rispettata, può incidere sulla salute pubblica molto più di quanto possano fare la “mucca pazza”, o “l’influenza aviaria”, spauracchi agitati con insistenza dai media. Calorosa e sentita è stata la partecipazione del pubblico, particolarmente a suo agio nell’atmosfera informale e familiare che si era creata, che ha posto molte domande ai relatori, aprendo nuove prospettive e offrendo molti suggerimenti per dibattiti futuri.

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Lionello Fioretti

Il mulino scomparso di Stalis

Ormai il rovo e la vitalba
aggrediscono la pietra angolare,
lattine e membrane di politene
hanno singulti in una strozzatatura d’acque:
sarà possibile ancora uscire
nel focolare invernale del tramonto
quando una vampa tenta di lambire
fascine di frassini intorpiditi d’edera?
Sarà possibile nell’ora tumescente
dove i viottoli e le passerelle
scivolando incerti
conducono alla macina scomparsa della memoria
smascherare il vuoto
d’orma galleggiante
barca piatta di fiume
senza passeggeri e senza voci?
esiste già nei volti
la vertigine d’ombra
che davanti e dietro
accompagna il Lemene
che scorre senza bisbigli di rive.
A chi pagherò la tassa sul macinato
quale mugnaio abbagliante di bianco
farà riapparire in un lampo nel setaccio
gli sguardi che amammo?

Granello di farina
piuma di cincia
respiro affievolito
curva d’orbita galassia
ciglia di giunco
Vibratile nell’iride dell’acqua.

Lionello Fioretti

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Marinella Falcomer

Questo più che il profilo critico di un’artista, Marinella Falcomer appunto, nostra concittadina, è il racconto di una passione profonda, vera, totalizzante, quella che anima appunto la nostra protagonista e la lega indissolubilmente alla pittura.
Marinella racconta, con vivacità e spontaneità che conquistano, di come si sia sentita attratta verso il disegno e l’arte figurativa fin da piccola, di come, appena ne avesse la possibilità, scarabocchiasse a matita, sopra un album, i ritratti di tutti quelli che le venivano a tiro, e di come l’avesse riempita d’orgoglio vedere esposto per tanto tempo un suo disegno nell’atrio della Scuola media di Teglio Veneto, suo paese d’origine; ma aggiunge anche che in famiglia non prendevano molto sul serio questa sua passione: un hobby va bene, ma incentrare tutta la propria vita sulla pittura, no, perchè, aggiunge Marinella, suo padre le ricordava spesso che, così facendo, si finiva sotto un ponte.
Quindi, finita la scuola dell’obbligo, ecco un corso di qualificazione professionale e l’ingresso nel mondo del lavoro in un campo, quello dell’acconciatura, che aveva pur sempre qualcosa di creativo, che lei accentuava, nei ritagli di tempo, con i ritratti delle sue clienti.

La svolta nella vita di Marinella avviene tra il 1997/8, quando, dopo la morte del padre, sente che ha bisogno di riempire il senso di vuoto che la pervade e, appoggiata dal marito e dalla figlia, decide di riprendere in mano il suo antico progetto: studiare pittura.

Lo fa con umiltà, serietà, consapevolezza; il desiderio di imparare la rende audace; ricorda, sorridendo, di come avesse trovato il coraggio, nonostante molti la sconsigliassero, di chiedere a Monsignor Pellarin, parroco del duomo di Portogruaro, di darle alcune lezioni di ritratto e di come lui, dopo aver visto alcuni suoi lavori, avesse accettato e le avesse insegnato non solo la tecnica, ma suggerito anche un atteggiamento mentale, quello di mettersi in gioco con serenità, di avere fiducia in se stessa, di affrontare il giudizio degli altri, fossero essi addetti ai lavori o gente comune… Questa lezione le è rimasta dentro, le ha dato forza e, ancora oggi la molla che la fa agire è il desiderio di misurarsi con se stessa e con gli altri per raccogliere sì consensi, ma anche consigli e critiche in un’ottica di evoluzione e ricerca continue.

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Giorno della memoria (*) 2006

Il 4 febbraio 2006, presso la sala comunale, l’associazione culturale “La Ruota”, ha voluto ricordare la Giornata della memoria, con la presentazione del libro “Il cielo di cenere”. Ed. nuovadimensione.
Il testo raccoglie la testimonianza, raccontata con semplicità, di una ragazza di paese sopravvissuta alla deportazione nei lager nazisti.
Alla serata erano presenti la curatrice del libro, la prof.ssa Imelde Rosa Pellegrini e la sua protagonista, la signora Elvia Bergamasco, ora quasi ottantenne.
E’ stata lei a catalizzare l’attenzione del numeroso pubblico, con una narrazione di fatti drammatici, priva di astio e risentimento nei confronti di chicchessia; la sua storia è quella di una giovane friulana che viene travolta dai tragici avvenimenti che sconvolsero l’Italia nel 1943. Operaia in una fabbrica di esplosivi viene denunciata da una spia, come collaboratrice della Resistenza e per questo condannata ai lavori forzati nei campi nazisti. A lei toccherà l’orrore di Auschwizt.
Elvia con un linguaggio spontaneo e senza artifici, è riuscita a trasmettere ai presenti grande partecipazione e commozione per le tragiche vicende da lei vissute; ha autografato molte copie del suo libro e ha risposto volentieri alle domande che le sono state rivolte.
Possiamo dire che la serata ha conseguito il suo scopo e che la storia di Elvia fedelmente ricostruita nel libro, serva a non farci dimenticare, perchè… “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo” – Primo Levi.

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(*) Il Giorno della Memoria è stato istituito dal Parlamento italiano nel 2000 per ricordare le vittime delle persecuzioni nazi-fasciste; la data prescelta è quella dell’anniversario della liberazione del campo di Auschwizt (in Polonia) ad opera dell’Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio del 1945.


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Gilberta Antoniali

Grispis di mari

Tal musu dal spieli i viodi me mari:
grispis novis
e vui torgui.
Mi clama
mi tocia
si stravieia.
Dut ti fa crodi ca no sedi
E sì ti sos stada
flour e frutan……
Dopu lé scur

Mama

Flour spaurit
giardin sensa soreli
maravea distudada
rabiada cul mont
Combàti par nuia sensa capì.
Dislubiada di lavour
displaseis ingrandis tal sito.
Mans di pluma
ca sgualavin tala tela
ciamisutis cula puntina
e sovrapons ca no finivin mai.
Cussì tal freit
è sgualada la vita.

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Cultura, che fatica!

Voglio subito sgomberare il campo dagli equivoci: la mia affermazione iniziale non ha nulla a che fare con la convinzione molto diffusa che, sotto il termine cultura, si nascondano  le manifestazioni più pesanti, poco appetibili o elitarie; sono convinta anzi del contrario perché, come dice un esperto di comunicazione, di cui purtroppo non ricordo il nome, “la cultura non è solo questione di contenuti, ma di modo di presentarli”, quindi….

Io mi riferisco piuttosto alle difficoltà concrete che uno incontra quando si propone come soggetto culturale, soprattutto in piccole realtà come la nostra; tu parti con entusiasmo, perché pensi di fare qualcosa di costruttivo, perché  vuoi mettere in circolo le tue passioni, confrontarti su di esse, stare insieme con altre modalità, ma arriva lo stop: fanno le pulci alle tue intenzioni (“va bene, ma dove vuole andare a parare”), temono che usurpi spazi di altri, ti vedono sempre contro, anche se, come dice Stephane Lissner, Sovrintendente alla Scala, “la cultura non dovrebbe essere né di  destra, né di sinistra… La cultura è per tutti”.

E tu non puoi fare spallucce e tirare dritto, o sognare di andare a vivere a Teglio Veneto, perché non hai grandi mezzi, non hai strutture logistiche autonome, e allora ti arrabatti, medi, cerchi di convincere con un grande dispendio di forze e di tempo. Ma per fortuna non è sempre così: a volte le trattative vanno in porto, a volte ricevi aiuti inaspettati, come quello del privato che ti concede gratuitamente la sede, o quello dell’associazione che ti dà uno spazio, senza chiederti tante spiegazioni, perchè ha fatto suo il principio del servizio, e allora ti rinfranchi e vai avanti.

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dicembre 2005

Diamo qui di seguito alcune informazioni sulle attività, programmate per il 2005-2006, dalla Ruota.

Accanto all’appuntamento di stasera (16-12-05), “Mangiar bene per stare bene” – relatori dott.ssa Francesca Cordaro e dr. Renzo Gerisio, organizzato in collaborazione con la Coop, che è la prima tappa di un percorso intitolato “Saperi – Sapori” e che comprende un “Ricettario eretico: ricette, consigli, frattaglie e pinzillacchere”, a cura di Mariella Collovini presentato sotto forma di lettura scenica (febbraio); un “Ricettario di nonna Lucia” – raccolta di ricette tradizionali locali (maggio); una Cena alla “gruaresa” – incontro conviviale su menù tradizionale (maggio);

prevediamo per il 21 gennaio 2006 di presentare, con la protagonista e i curatori, il libro “Un cielo di cenere” di Elvia Bergamasco, a cura di Imelde Rosa Pellegrini e Ugo Perissinotto – Ed. Nuova Dimensione.

Farà poi seguito l’incontro con il giornalista Luigi Sandri sul tema “Gerusalemme tra sogni di pace e venti di guerra” (marzo). Tale incontro sarà accompagnato dalla presentazione, da parte dell’autore, del libro “Salam Shalom” di Alberto Fiorin – Ed. Ediciclo.

Sarà poi la volta (aprile) di un breve seminario sul linguaggio fotografico, tenuto dal fotografo e socio Claude Andreini.

Altre notizie dettagliate saranno fornite nei prossimi numeri del giornale.

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Mentore Romani

Il verme

“Quel verme che osservo dal balcone strisciare per terra sotto gli occhi mi fa venire in mente la notizia, letta stamane sul giornale, del suicidio del famoso principe Lana.
Perchè il principe Lana che possedeva beni, cariche,amici, donne, si è suicidato, mentre i vermi e gli altri animali di infimo ordine, che fanno una vita così misera, non si suicidano? Forse perchè il principe Lama non era un verme?!
O perchè non voleva essere tale, mentre l’inesorabile legge della vita lo spingeva verso l’infimo ordine?!
(Ma ciò non è esatto, dato che il principe Lana non aveva dissesti).
O perchè la vita umana è in stato di involuzione, di generazione?!
(Ma allora cosa c’è di perfetto nella vita dei vermi, per doverli prendere a modello?)
Tutte queste, più che buone ragioni, soddisfacenti ed esaurienti, mi sembrano ipotesi.”

da “Meditazioni di un solitario” – Gastaldi, Milano, 1959

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Presentazione

Prima di chiedere a qualcuno di condividere un viaggio reale o metaforico è doveroso presentarsi.
Siamo l’Associazione culturale “La Ruota” di Gruaro, che ha per scopo, come da statuto, “la promozione sociale della cultura”. Siamo peraltro una associazione giovane e perché siamo nati da poco, precisamente il 23-09-04, e perché giovane, non tanto anagraficamente quanto di idee, è il nostro target di riferimento.

Questo non è il nostro primo contatto con il pubblico, abbiamo avuto già modo  di farci conoscere, sia pure in ambito locale, attraverso una serie di attività diverse ed articolate, tutte accompagnate da una riflessione e da un confronto aperti, sulle pagine del nostro bollettino, sul significato da dare al termine “cultura” che, sotto forma di aggettivo, campeggia nel nostro logo. Siamo così giunti ad individuare alcune linee guida che possiamo così riassumere:

  1. coesistono, nel nostro tempo, tante culture tra le quali bisogna orientarsi;
  2. ogni epoca ne ha una sua;
  3. la cultura/e va condivisa e diffusa;
  4. il fenomeno culturale è qualcosa di complesso, fatto di conoscenze ma anche di esperienze concrete e collettive;
  5. spesso una nuova cultura collide con quelle che l’hanno preceduta, ma dal contrasto nasce un fermento vitale.

Il quadro di riferimento uscito dal dibattito è pertanto dinamico e non univoco e a questo abbiamo fatto riferimento nell’impostare e programmare le nostre attività che si presentano molto diversificate tra di loro e per ambiti disciplinari e per tematiche, e questa varietà non è casuale, ma nasce  con lo scopo di focalizzare bisogni ed esigenze del nostro pubblico.

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“Sete d’Africa – Mali e e Burkina-Faso in bicicletta” di Claudia Perugini

Per cercare di ridurre le distanze fisiche e mentali che ci separano dal Burkina Faso, può essere utile la lettura di “Sete d’Africa”, libro scritto da Claudia Perugini ed edito da Ediciclo nel 2004.

Non si tratta di un testo scientifico o tecnico, o di indagine socio-economica, ma è il diario di un viaggio in bicicletta, fatto dall’autrice con il marito Max nel paese subsahariano, e  in cui essi riescono a coniugare la passione per il cicloturismo con la solidarietà. Max e Claudia, concependo la loro impresa , infatti avevano deciso  che ” la ( loro ) pedalata  doveva essere qualcosa di diverso da una semplice vacanza” ed avevano incominciato , prima del viaggio, a cercare contatti e fondi, approdando ad aderire al progetto ” Acqua è vita” dell’associazione di volontariato internazionale L.V.I.A.

Il libro è quindi la cronaca di questo percorso, fatto dai due protagonisti, fuori e dentro di sè, per costruire e realizzare qualcosa di concreto e utile per  gli altri, oltre che per vivere un’esperienza ciclistica intensa, straordinaria, radicale. Il resoconto del viaggio si snoda in modo diretto, lineare incisivo ed appare scritto con gli occhi, con la mente e con il cuore, per aiutarci non solo a vedere luoghi lontani, colti nella loro complessa realtà, senza alcuna concessione all’esotismo e alla retorica, ma anche a rivedere il nostro mondo e modo di vivere in un’ottica di essenzialità ed autenticità.

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