Questi anni difficili

Ma ancor più grave è riduzione delle assunzioni: è diminuito il ricorso ai contratti a tempo determinato; si è rinunciato a sostituire i lavoratori dimessi o andati in pensione; sono diminuite le trasformazioni da contratti di apprendistato o a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.
La riduzione delle assunzioni e delle trasformazioni ha ulteriormente reso difficile l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. E’ ovvio che, come conseguenza di tutto questo, sono aumentati i disoccupati: da 103.000 nel secondo trim. 2008 a 137.000 nel secondo trim. 2009, il 30% in più (dati Istat). In Veneto nei primi 9 mesi del 2009 sono state presentate quasi 100.000 domande per indennità di disoccupazione da parte di persone licenziate o che hanno concluso un rapporto di lavoro a termine (dati Inps), ma occorre ricordare che non tutti i licenziati e non tutti i lavoratori a termine hanno i necessari requisiti – assicurativi e contributivi – per accedere all’indennità di disoccupazione.

Guardando in prospettiva e cercando di capire l’evoluzione possibile di questa situazione difficile, troviamo circolare diverse previsioni sull’attività economica che indicano una ripresa: sostanzialmente si tratta di un arresto della caduta dell’attività produttiva.
Come dire: siamo caduti in un burrone, siamo riusciti ad un certo punto a fermare la caduta, non siamo morti e adesso facciamo qualche primo circospetto passo per ritornare sul sentiero originario.
In effetti, l’incertissima ripresa non può nascondere il fatto sostanziale che il ritorno a valori di reddito pro capite analoghi a quelli della pre-crisi sarà assai lento.

Ciò che preoccupa per i prossimi mesi è che in ogni caso la ripresa sarà troppo debole per generare una ripresa anche dei posti di lavoro: all’inizio sarebbe già un successo “recuperare” al lavoro pieno quanti nella crisi sono stati impegnati solo parzialmente (cassintegrati).
In definitiva, ci si aspetta per il 2010 una situazione ancor più difficile di quella sperimentata nel 2009, almeno sul lato del mercato del lavoro. Saranno necessari ancora interventi pubblici molto consistenti (di sostegno ai sospesi e ai disoccupati) per evitare ad un’ampia platea di lavoratori di andar incontro a troppo dolorose cadute del reddito. Interventi che saranno inevitabilmente frammentati e parziali e talvolta ingiusti, non disponendo ancora l’Italia di una cornice razionalmente definita di ammortizzatori sociali.

Un punto di vista minimalista dice che questa è una crisi come tutte le altre, solo un po’ più intensa quantitativamente. Che è fisiologico per il capitalismo andar su e giù. E che tutto si aggiusterà, con un po’ di pazienza e tanto ottimismo.
Un punto di vista opposto e radicale dice che niente sarà come prima, che dovranno cambiare non solo le politiche e le regole della finanza ma anche i comportamenti diffusi: questo secondo punto di vista qualche volta sembra alludere ad un’ipotesi di rivincita dell’etica favorita dalla crisi.
Tendo a pensare che la crisi avrà effetti importanti, ma non aspettiamoci che diventi un incentivo automatico alla “conversione” degli stili di vita. Non bastano i vincoli se non si vogliono (o non si è in grado di) aprire gli occhi e di aumentare i comportamenti responsabili.

fonti dei dati: ISTAT, INPS, VENETO LAVORO

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fonti dei dati: ISTAT, INPS, VENETO LAVORO

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