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Politica, istruzioni per l’uso

“La politica è una cosa sporca”. “In che senso?” “Nel senso che i politici promettono tanto, ma una volta eletti fanno solo i loro interessi. Quando parlano usano un linguaggio incomprensibile; di fronte a una sconfitta elettorale, spesso voltano gabbana e vanno con i nuovi vincitori”. “E allora?” “Allora le persone per bene pensano ai fatti loro e non si occupano più di politica”.

Sembra una conversazione surreale, ma tutti noi abbiamo assistito a discorsi di questo genere. Viene da chiedersi se questo modo di ragionare sia dovuto alla scarsa informazione oppure ad una posizione di comodo. E’ chiaro a tutti che gli strumenti in sé non sono né buoni né cattivi, dipende da come vengono usati: il coltello che si adopera in cucina per gli usi domestici può essere usato anche per uccidere; il denaro può essere usato per acquistare l’abitazione, ma anche per corrompere; la vettura che usiamo per andare al lavoro o in vacanza può diventare strumento di morte se si va troppo veloci o contromano.

Dunque non è questo il problema. Allora perché tanta diffidenza verso chi si occupa di politica? Intanto qual è il significato di questa parola? La parola deriva dal greco polis che significa città. Sta quindi per gestione degli interessi della cosa pubblica, ovvero interessi generali.
Lo strumento perciò è nobile, destinato a procurare il benessere di tutti, ma dipende appunto da come lo si usa. Dobbiamo forse rinunciare all’automobile per recarci al lavoro perché qualcuno, andando contromano, potrebbe investirci? C’è per questo il codice della strada che obbliga a non andare contromano e a ridurre la velocità: dunque regole e rispetto delle stesse. Anche la politica ha molte regole. Ci sono: la Costituzione, il codice civile e penale, le leggi elettorali, e molte altre che purtroppo vengono spesso disattese.

Certo la questione non è nuova. Anche Dante Alighieri, ai suoi tempi, si lamentava del mancato rispetto delle leggi “Le leggi ci son ma chi pon mano ad esse?” diceva sconsolato.

A questo proposito è emblematico lo scandalo del calcio scoppiato in queste ultime settimane: partite truccate, dirigenti ed arbitri corrotti e così via. In conseguenza di questo scandalo, dovremmo forse decidere di non praticare più il gioco del calcio, in quanto considerato un gioco sporco? Certo che no! Tutti siamo d’accordo nell’affermare che il calcio è uno dei giochi più belli del mondo. Basterà dunque impedire che dei malandrini lo trasformino in malaffare per scopi che nulla hanno a vedere con lo sport. Naturalmente, chi ha interesse che il malaffare continui, cercherà di tenere lontano chi glielo può impedire. Ma per obbligare costoro al rispetto delle regole ci sono dei mezzi molto efficaci ed alla portata di tutti che si chiamano: interessamento e partecipazione.

La vera democrazia si fonda appunto sulla partecipazione che produce maggiore conoscenza, corretta informazione e, di conseguenza, maggior controllo e possibilità di ricambio delle cariche pubbliche.
Ci sono persone che durano in carica una vita come se fossero indispensabili. La saggezza popolare insegna che tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile e che morto un papa se ne fa un altro. Dalla natura impariamo che l’acqua è quella che scorre, mentre quella stagnante imputridisce.

La politica, dunque, non è un’attività da evitare perché ci sono dei “furbi” che la strumentalizzano; faremmo il loro gioco.
Serve piuttosto prevenire i malanni partecipando più spesso ai dibattiti sociali e politici. Sarà più facile capire se, chi si candida a rappresentarci è animato da spirito di servizio o da interesse personale; poi nel rispetto delle varie opinioni, vinca il migliore!

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Referendum costituzionale del 25-26 giugno 2006

Nel caos generato dal “marasma istituzionale” di questo periodo (elezioni politiche, elezione del Presidente della Repubblica, insediamento del nuovo governo, elezioni amministrative), ben pochi osservatori e commentatori si sono curati di riservare  uno spazio consono al fondamentale (quanto raro ed importante) appuntamento dei prossimi giorni.

Il 25 e 26 giugno 2006, infatti, tutti i cittadini italiani aventi diritto saranno chiamati alle urne per esprimersi in merito al referendum consultivo sul testo di legge costituzionale recante le «Modifiche alla Parte II della Costituzione». In pratica dovranno decidere se confermare o meno le modifiche alla seconda parte della carta fondamentale del Nostro Ordinamento, approvate dal Parlamento nella passata legislatura.

Prima di accennare ai punti fondamentali di tali modifiche è opportuno premettere quanto segue:

  1. la presente “riforma” costituzionale è stata approvata dalla sola maggioranza parlamentare della passata legislatura, senza consultare l’opposizione;
  2. la presente “riforma” costituzionale modifica ben 53 dei 138 articoli della Costituzione, quindi il termine “riforma” è decisamente limitante della portata che potrebbe avere nei riguardi del nostro ordinamento.

Appurate tali premesse è ovvio e automatico che andare a votare al referendum richieda un minimo di consapevolezza, ed è altrettanto ovvio per lo scrivente fornire una chiara e precisa indicazione a votare NO e bocciare così le modifiche introdotte.

Quali sono dunque i punti più controversi della “riforma”, al di là del becero metodo utilizzato per la sua approvazione?

Essi sono raggruppabili nelle seguenti categorie:

  1. FORMA DI GOVERNO
  2. ISTITUZIONI DI GARANZIA
  3. ITER LEGISLATIVO
  4. COMPETENZE DELLE REGIONI

che di seguito -e brevemente- si possono esplicare.

1. introduzione del cosiddetto “super-premier”, cioè il primo ministro “coi super poteri”:

  • diventa automaticamente primo ministro il capo del partito di maggioranza relativa;
  • non necessità più della fiducia del Parlamento per insediarsi;
  • ha il potere di nomina e revoca dei ministri;
  • determina (non più “dirige”) la linea del Governo e le attività dei Ministeri;
  • ha il potere di scioglimento delle Camere;
  • diventa di fatto insostituibile per l’intera durata della Legislatura.

Tutto ciò è estremamente pericoloso per l’enorme potere di ricatto che egli potrebbe esercitare sul Parlamento, trovandosi così detentore sia del potere esecutivo che di quello legislativo, alla faccia di Montesquieu.

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Immigrazione a Gruaro

Il diagramma rappresenta la popolazione straniera (cittadini non Italiani) residente a Gruaro alla fine del 2005, in base al sesso e allo Stato di provenienza. La facile lettura non richiede commenti sui numeri, ma solo alcune considerazioni.

  • Se si fa riferimento al numero dei Gruaresi (2639) si scopre che la popolazione straniera (94) regolarmente residente nel nostro paese rappresenta il 3% su un numero totale di 2733 abitanti.
  • Anche la nostra piccola comunità è coinvolta dal fenomeno dell’immigrazione anche se non visibilmente percepita dai più.
  • Ciò può aver due spiegazioni: sostanzialmente l’inserimento degli stranieri è avvenuto senza sussulti o/e pregiudizi, o può essere indicativo di una marginalità voluta o subìta dagli immigrati stessi.

Relativamente ai Paesi di provenienza:

  • La Romania occupa il primo posto con 18 presenze, seguita in ordine da Serbia-Montenegro con 11 presenze e da Colombia con 10.
  • Le popolazioni africane, che singolarmente sono di numero contenuto, rappresentano complessivamente 37 unità.
  • Assenti gli Albanesi.

N.B. Sono considerati stranieri tutte le persone che non hanno la cittadinanza italiana e che quindi non godono dei diritti civili, cioè non votano in Italia anche se sono sposate con Italiani.

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Tacchinificio di Bagnara: quale futuro?

Lo scorso 24 marzo, il Comitato per la salubrità ambientale di Bagnara, che da anni si batte contro il disagio causato dalla presenza del tacchinificio in paese, ha organizzato una serata informativa con due rappresentanti dell’ASL locale sui seguenti punti:

  • allevamento di Bagnara: rischi, pericoli e prevenzione di fronte alla diffusione dell’influenza aviaria,
  • allevamenti domestici: norme di comportamento;
  • tempi e modi per una soluzione definitiva dei disagi provocati dall’allevamento di tacchini.

L’affluenza è stata ragguardevole (dalle 80 alle 100 presenze su 216 famiglie della frazione), segno che l’argomento trattato – aviaria, tacchinificio di Bagnara, soluzioni urbanistiche – è molto sentito e che la pubblicità, fatta dal comitato, è stata efficace.

La prima parte della serata è stata incentrata sui primi 2 punti all’o.d.g su cui sono intervenuti i relatori, la dott.ssa Benvegnù e il dott. Tabaro dell’ASL10.
Dopo la presentazione e una breve introduzione del rappresentante del Comitato, Riccardo Bortolussi, la dott.ssa Benvegnù ha fatto un quadro sintetico ed efficace del fenomeno aviaria (origine, principali focolai e reale diffusione nel mondo) ed ha rassicurato che esso è controllato a livello mondiale dall’O.M.S. e da tutte le unità dei singoli paesi, soprattutto quelli occidentali, tra cui l’Italia ed ha ricordato che l’epidemia si diffonde attraverso gli uccelli selvatici e che in Italia sono stati registrati pochissimi casi di uccelli morti.
Il dott. Tabaro ha detto poi che l’allevamento di Bagnara, sotto l’aspetto dell’aviaria, non è un pericolo; ha ribadito come sia importante, per gli allevamenti domestici e ancor di più per quelli industriali, fare attenzione e rispettare le misure di protezione (reti antipassero, abbeveraggi interni…) e per quest’ultimi, oltre a quelle indicate, praticare la scrupolosa pulizia dei mezzi, lo smaltimento controllato delle deiezioni, in quanto vettore dell’infezione etc. Ha infine assicurato che l’allevamento di Bagnara è in regola, legittimo e assolutamente sotto controllo dal punto di vista del rispetto delle nuove norme di biosicurezza del decreto regionale del 15/06/05.
In fase di dibattito, tutte le domande sono state per il dott. Tabaro, responsabile del settore veterinario, e vertevano tutte sul fatto che il tacchinificio, secondo alcune testimonianze dirette e documentazione fotografica, non rispettava alcune delle prescrizioni succitate (i soffitti e le pareti non sono pulibili completamente perchè i primi sono in eternit – le reti antipassero non ci sono o sono poste provvisoriamente – la lettiera non viene asportata  con mezzi a tenuta e coperti) e che i disagi per puzza, odori e mosche erano costanti e che le deiezioni, miste a lettiera, provenienti dalle aperture del tacchinificio arrivavano fino alle casa vicine.
Il dott. Tabaro ha risposto che la serata verteva sull’aviaria  e che non si era preparato  sull’argomento odori (!). Di fronte alla conclusione che i controlli non ci sono o sono superficiali, il dott. Tabaro ha risposto “che esegue i controlli, ma non tutti i giorni, pertanto non assicura il rispetto sui trasporti di lettiera e che può darsi che le reti antipassero siano posizionate male ma che se entrasse un passero non ci sarebbero problemi”. E allora perchè imporre le reti?
La dott.ssa Benvegnù ha assicurato personalmente  di attivare maggiori controlli sull’allevamento di Bagnara.

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A proposito di immigrazione…

Allo scopo di offrire uno spunto di riflessione su questo tema, segnaliamo una mostra, allestita a Roma, a gennaio,e già proposta a Reggio Emilia, e che molti auspicano diventi stabile, dal titolo  “Solo andata. Un viaggio diverso dagli altri”. Si tratta di una mostra-teatro  per capire l’immigrazione, organizzata da Cies (centro informazione e educazione allo sviluppo), con il contributo dell’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), del Comune e della Provincia  di Roma e della Regione Lazio.

E’ uno spettacolo un po’ particolare, dove lo spettatore partecipa attivamente e fa la parte di un immigrato in viaggio verso l’Italia, mentre i veri immigrati fanno la parte di poliziotti, di funzionari delle Istituzioni e scafisti senza scrupoli (fonte: Fondazione Migrantes). “Lo scopo – osserva Walter Veltroni – è di arrivare dove le cronache quotidiane non arrivano, cioè a rendere l’idea di solitudine che c’è dietro la storia di tanti immigrati. E’ quello che è accaduto anche agli italiani che, fino a qualche decennio fa, emigravano in varie parti del mondo”.

E aggiunge poi Laura Boldrini, portavoce dell’ACNUR-UNHCR, “Solo andata vuol essere uno strumento di civiltà e di sensibilizzazione per far capire come i rifugiati e la maggior parte degli immigrati non abbiano scelta, ma siano costretti a lasciare i loro paesi e la loro vita.”

Ad inquadrare meglio il problema immigrazione, può essere utile anche ricordare che, quotidianamente, la Rai, in Pianeta dimenticato (www.pianetadimenticato.rai.it), focalizza la sua e nostra attenzione su un paese o su un problema  del Sud del mondo,da cui provengono buona parte degli immigrati. Interessante ed utile, per allargare il dibattito e riportarlo dentro i limiti della storia e della memoria, risulta anche il saggio di Gian Antonio Stella “L’orda – quando gli albanesi eravamo noi” – BUR, da cui è stata tratta la vignetta riportata qui a lato.

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Non solo calcio…

Seguo il ciclismo fin da piccolo, anche se non disdegnavo, se mi si presentava l’occasione, di tirare quattro calci al pallone, ma il ciclismo era sempre un’altra cosa che occupava tutti i miei pensieri e mi appassionava veramente, basti pensare che è dal 1975 che non perdo, come spettatore, un Campionato del mondo di ciclismo, un Tour, un Giro d’Italia, una Vuelta e così via.

Quando vedevo i corridori professionisti, o anche i dilettanti, anch’io avrei voluto inforcare una bicicletta da corsa, ma non me lo potevo permettere, mi limitavo a guardare e a sognare, ma quando ho avuto tra le mani il primo stipendio, guadagnato facendo la stagione, non ci ho pensato su due volte e mi sono comperato, una Iride, una bici da corsa, di cui conservo ancora alcuni pezzi. Ciò che mi attira in questo sport, che pratico a livello amatoriale (sono membro della Società ciclistica portogruarese), non è tanto la gara, il confronto con gli altri, ma è la sfida con me stesso, il fare ogni volta qualcosa in più, ma non per affermarmi, ma per conoscermi meglio. A me piacciono infatti tutti gli sport che io chiamo “di fondo”, che richiedono sforzo, costanza, carattere e applicazione, per cui, accanto al ciclismo, sento attrazione, una grande attrazione, per la maratona, per lo sci di fondo. Sarà per questo che sono stato contagiato, come i più del resto, dalla “malattia della salita”, per cui, ogni anno, in questo ambito, mi prefiggo delle mete nuove; quest’anno dovrebbe essere la volta del Grossglokner e del nuovo versante dello Zoncolan. Tutte queste prove le affronto, in genere, con un amico che condivide con me passione e valutazioni su questa disciplina sportiva.

Ho già fatto delle salite impegnative, come quelle dello Stelvio e del Gavia e qui, oltre al piacere dell’impresa, vista come superamento dei propri limiti, sono stato catturato dalla grandiosità  della cornice naturale, dal silenzio, dalla storia che mi sembrava di toccare in quei luoghi (spesso mi ritrovavo a pensare che di lì era passato Coppi, uno dei miei corridori preferiti). Sempre per rimanere fedele al mio motto “è la fatica che fa bello lo sport”, ho partecipato, per 7 anni di seguito, alla Maratona delle Dolomiti, che tocca 7 passi dolomitici, come il Pordoi, il Gardena, il Giau, conquistando, alla 6° volta, un buon piazzamento, ma quando mi sono accorto che più che il piacere di partecipare, prendeva il sopravvento, nei concorrenti, la gara e l’ansia del risultato, non vi ho più preso parte. Non solo non sono attratto dalla competizione, ma neanche dalla velocità, perchè non mi sembra sia questa la filosofia e l’essenza di questo sport.

Quando posso, cerco di seguire, dal vivo, come spettatore, una tappa del Giro d’Italia, una tappa di montagna naturalmente, perchè, oltre che vedere da vicino i miei beniamini, trovo particolarmente coinvolgente e bella l’atmosfera che si crea, il cameratismo che nasce tra gli spettatori, il senso di appartenenza che unisce i presenti. Anche quest’anno ho fatto questa esperienza ed ho seguito la tappa del passo S. Pellegrino: indimenticabile! Il mondo del ciclismo, spero di non apparire troppo ingenuo, mi sembra più semplice, più genuino, meno artefatto di quello di altri sport, tuttavia prendo le mie cautele, per cui quando mi chiedono qual è o quali sono i miei corridori preferiti, rispondo di slancio “Indurain, Basso, Cunego, Bettini, che io trovo solare”, salvo poi aggiungere “con  beneficio del dubbio…”. Tra quelli del passato, oltre a Coppi, già citato e che considero un grande, apprezzo molto Moser e Hinaut. Volendo trarre delle conclusioni, io trovo questo sport completo e coinvolgente e adatto ai più, capace di darti ed insegnarti molto, se si accettano i propri limiti e si tralasciano, lasciandoli ai professionisti, gli aspetti più esasperati di agonismo.

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Mirco Stefanon

Le Baruffe Chiozzotte

Prima di salire
Sull’altare
Le dissi:
Sei così bella
Così carina
Che ti mangerei viva

Oggi
Mi pento
Di non averlo fatto

Quando lei
mi lasciò
Non la buttai sul patetico
La buttai
Dalla finestra

da “La posta in gioco” – Nuova Dimensione

Un Tecnico

Non avrei mai immaginato
Di ritrovarmi da solo con lei
Al buio
E nel silenzio più assoluto
A rubarci la stessa aria.
All’improvviso
Lei mi getta le braccia al collo
E mi sussurra piano
Di restare così
Per l’eternità.
Stavo per risponderle di sì
Quando mi salvò
un tecnico
Riparando il guasto
All’ascensore.

da “Chiuso per restauro” – Biblioteca Cominiana

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La periartrite scapolo-omerale

La periartitrite scapolo-omerale è una malattia complessa, che si manifesta sotto diversi aspetti dal più subdolo ed insidioso dolore, alla crisi acuta che strappa urli al più feroce dei legionari.

Sarebbe più esatto chiamare questa patologia “sindrome spalla – mano”, primo perché questa definizione descrive bene la distribuzione del dolore, che può sia limitarsi alla sola spalla, sia irradiarsi fino alla punta delle dita; secondo, perchè nonostante la sua prima denominazione, non è per niente un’artrite bensì una infiammazione dei tessuti molli (e non delle ossa) che circondano la spalla, e che va dalla tendinite di vari muscoli alla capsula sinoviale, che avvolge l’articolazione della spalla. La periartrite, malattia subdola, inizia sempre con un dolore leggero, magari qualche fitta, che appare sopportabile, però, di notte lo stesso dolore permane e, anzi, diventa spesso una tortura. La persona fa sempre più fatica ad alzare il braccio. Si installa così un circolo vizioso: la persona  ha paura  di muovere il braccio e, aumentando l’immobilità, aumenta il dolore.

Purtroppo, con la somministrazione di un antinifiammatorio, il dolore può tornare  ad essere sopportabile e ciò fa sì che la persona si trascini per settimane, peggio per mesi, con un’alternanza logorante di sedazione e di episodi dolorosi. Entra in gioco il medico per la seconda volta per ordinare o “infliggere” la solita infiltrazione  di cortisone; gran sollievo per  uno, due, o tre giorni e dopo  avanti di nuovo con l’inferno, che può trasformarsi in “banchisa” con una spalla cosiddetta “congelata”, ossia paralizzata, che rende necessario lo sblocco sotto anestesia.

Cosa fare? Dunque prima di tutto bisogna avere subito la diagnosi corretta e capire da cosa è stata causata la malattia: nel 60/70 % dei casi la causa è psico – somatica (stress, paura, perdita di un caro, bocciatura agli esami, angoscia per il lavoro, abbandono amoroso, problemi con i figli . etc.). Il resto  è conseguenza di traumi, incidenti, lavori non abituali; dopo la diagnosi è opportuno eseguire una cura a base di movimenti precisi di ginnastica specifica, passiva, detta di Sohier, ad opera  del terapista.
Lo scopo di questo intervento è quello di rompere il circolo vizioso dell’immobilità. In parallelo, bisogna applicare l’elettroterapia e quella del freddo, perlomeno in fase acuta.

A questo proposito, è da sottolineare che la PSO è una malattia che si cura soprattutto in fase acuta, aspettare è assolutamente controindicato. Quanto alle infiltrazioni, tutti sanno che decalcificano le ossa, rendono fragili i tendini e mettendo pericolosamente a riposo le ghiandole surrenali. Esse infatti possono non funzionare più adeguatamente dopo ripetute cure di cortisonici. Una periartrite, anche dolorosissima, presa in tempo, può svanire in una sola seduta, essa si risolve nel 99% dei casi, con quanto descritto, ma a condizione di non aspettare  troppo a lungo e di non limitarsi ad ingerire carriolate di farmaci. Sono 25 anni che predico questo iter, evidentemente in un deserto dove emergono solo le case farmaceutiche.

Dr. Claude Andreini, Fisioterapista

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“Uniti per Gruaro”, sul bilancio di previsione 2006

Il gruppo consiliare comunale di centrosinistra “Uniti per Gruaro” ringrazia l’associazione culturale “La Ruota” per lo spazio concessogli nella sua pubblicazione, per informare i cittadini del Comune sulla posizione politica tenuta in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2006.
Si tratta di un bilancio dove le entrate e le spese complessive pareggiano su 3.608.210 euro.

Il Gruppo, in via preliminare, ha fatto presente che la Relazione della Giunta che lo illustra, non è stata messa a disposizione dei consiglieri, né sull’argomento è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Fatta questa premessa, noi consiglieri della minoranza ci siamo soffermati sugli atti preparatori al bilancio assunti dalla Giunta comunale con riferimento:

  • all’imposta ICI: 5,3% per l’abitazione principale, 6,5% per gli altri immobili;
  • all’addizionale IRPEF con limite massimo dello 0,5%;
  • alla TARSU a carico dei cittadini per il 92%;
  • ai proventi per multe fissati ad 85.000 euro;
  • ai servizi a domanda individuale coperti mediamente all’80%;
  • alla mensa scolastica pagata direttamente dalle famiglie.

In altre parole i servizi pubblici vengono sempre più caricati sugli utenti e spogliati quindi della loro funzione sociale.
Per quanto riguarda l’indebitamento del Comune attraverso mutui, si sta raggiungendo la soglia massima consentita, cioè il 12% delle entrate che sarà praticamente quasi raggiunta dopo l’attuazione del nuovo programma di sistemazione ed asfaltatura delle strade comunali per complessivi 581.00 euro riferiti al periodo 2006-2008.

Dopo altre richieste di chiarimenti riguardanti le fognature e la lotta all’evasione fiscale, il gruppo “Uniti per Gruaro”, ha evidenziato come questa Amministrazione continui a privilegiare le opere pubbliche rispetto ai servizi alla persona e come nella programmazione e formazione del bilancio non venga assolutamente coinvolta la minoranza e tanto meno le commissioni peraltro non ancora istituite.
Per le ragioni sopra esposte, il Gruppo ha espresso voto contrario. Il bilancio di previsione per il 2006 è stato pertanto approvato con i soli voti della maggioranza.

Gruppo “Uniti per Gruaro”

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La rubrica dei “perché”, marzo 2006

La piazza è notoriamente un luogo sociale d’incontri e relazioni che coinvolge l’intera comunità di un paese; essa perciò dovrebbe rispondere alle esigenze e alle richieste dei suoi abitanti.

  • Perché il progetto di riqualificazione della piazza Egidio Dal Ben di Gruaro non è stato presentato e discusso con la cittadinanza?
  • Perché non si è tenuto conto della viabilità, in tutta sicurezza, di pedoni e ciclisti?
  • Perché i bordi della piazza, lungo la strada provinciale, sono pericolosamente alti?
  • Perché il passaggio pedonale in via Roma (angolo casa Toneatti) è situato una posizione pericolosa e finisce su un gradino che costituisce una barriera per i diversamente abili e per le persone anziane?
  • Perché l’accesso al parcheggio è posto nelle vicinanze di una curva?
  • Perché i punti luce, nella stessa piazza sono cosi numerosi in tempi di crisi energetica?
  • Perché rispetto il problema dell’influenza aviaria da virus H5N1, l’amministrazione comunale non ha prodotto l’ordinanza riguardante anche i grandi allevamenti esistenti nel nostro Comune? Quali gli interventi? Quali i controlli?
  • Perché non si porta a conoscenza dei cittadini la situazione e riscontri eventualmente effettuati?

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