Ghana, Togo, Benin

Il passaggio della frontiera con il Togo avviene lungo una minuscola pista di terra battuta. Ci accoglie un bel paesaggio di montagne rocciose; su questi monti vivono i Tamberma, popolazione che conserva antichi riti di iniziazione e le cui donne indossano copricapi con grandi corna. Molto belle le loro case fortificate che hanno la forma di minuscoli castelli costruiti su tre piani, con grandi feticci posti sopra le porte d’entrata.

In serata, nel buio più totale raggiungo un piccolo villaggio per assistere alla danza del fuoco della popolazione Tem. Accompagnati dal suono insistente dei tamburi, gli uomini si mettono a danzare sulle braci, le afferrano, le passano sul corpo, le mettono addirittura in bocca, senza riportare alcuna alcuna bruciatura.

Il giorno dopo attraverso la frontiera del Benin e visito il palazzo reale d’Abomey che ora è un museo che conserva documenti e oggetti del regno di Dahomey. Interessante anche la festa tradizionale a cui assisto con l’uscita delle maschere Gelide, con le quali uomini, vestiti da donne, simboleggiano e mimano la loro vita quotidiana.

Il viaggio prosegue con la visita al più grande e spettacolare villaggio palafitticolo del continente africano. Esso si chiama Ganviè e con i suoi 18 mila abitanti di etnia Aizo, sorge nel lago Nokovè; è eretto su pali di tek e i tetti delle case sono ricoperti di foglie di palma ed è raggiungibile solo su piroghe. La pesca è naturalmente l’attività principale di questo popolo.

Rientrato in Togo raggiungo un villaggio nascosto tra le erbe della savana, per assistere ad un autentico rito vudù: gli uomini attaccano un ritmo forsennato sui tamburi di varie forme e dimensioni, le donne iniziano a danzare abbassando il busto e dimenando le braccia e poi, al crescere travolgente del ritmo, con gli occhi rovesciati, cadono in trance e vengono portate davanti al feticcio. L’atmosfera non è drammatica e il trance attesta la buona riuscita del rito che, in questo caso era il ringraziamento per un’avvenuta guarigione.

L’ultima tappa mi porta a Lomè, capitale del Togo; è d’obbligo una visita al Grand Marchè, il mercato centrale, marasma colorato con venditori e merci di ogni genere tra cui noto maschere in legno, stoffe sgargianti, sacchetti d’acqua tra un intenso odore di cibo.  Un mercato tutto particolare è quello dei feticci: qui si possono trovare allineati in bella mostra avvoltoi, civette, camaleonti essiccati, crani di scimmie e di cane, ossa di elefanti, tutte materie prime dei guaritori. Un venditore mi fa sedere davanti ad una sfilza di talismani, ciascuno con finalità diverse.

Lascio ancora una volta l’Africa con negli occhi il sorriso delle donne e dei bambini e il loro senso di coralità della vita che mi stupisce sempre. Forse anche questo è un tassello del famoso mal d’Africa.

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