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Presentazione del libro “La ballata di Temi” di Michele Zanetti

Salve a tutti!

Siamo lieti di informare che venerdì 11 marzo 2016 alle ore 20:45, presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro, ospiteremo il nostro amico Michele Zanetti, per la presentazione del suo primo romanzo: “La ballata di Temi”, ADLE Edizioni.

foto copertina la ballata di temiMichele presenterà il suo lavoro mediante la proiezione di fotografie che ne evocano l’ambientazione e le letture di brani tratte dal romanzo.

La storia ha come teatro il mondo della palude, paesaggio tipico del litorale del Veneto Orientale prima della bonifica, a cui è indissolubilmente legato il protagonista, Artemidoro, detto Temi, che lì ha le sue radici, la sua anima e il suo destino.

Le sue vicende personali si intrecciano con gli avvenimenti della seconda guerra mondiale, ma su tutto prevale il respiro dell’ambiente e del territorio, che domina incontrastato ogni evento.

Vi consigliamo caldamente di partecipare alla serata, perché nel libro di Michele Zanetti rivive un mondo che noi abbiamo dimenticato.

In allegato la locandina, con preghiera di diffusione.

  'La ballata di Temi' di Michele Zanetti (469,8 KiB, 19 download)
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Cronaca di un disastro meritato

Come al mio solito, tento di portare all’attenzione della comunità locale -Gruaro- argomenti trattati genericamente dai media.

Quando nel 1977 approdai in questa zona del Veneto, a Boldara in particolare, paesaggisticamente mi era sembrato tornare agli albori dell’800. Era uno splendido susseguirsi di prati, di appezzamenti di terra -i “campi”- ben protetti dalla bora da siepi e separati da profondi fossati adibiti al drenaggio, le “scoline”. Cosa rimane adesso di questa “gestione intelligente e responsabile del territorio”?

I Francesi, negli anni settanta, si sono resi conto dell’importanza fondamentale delle siepi e dei fossati. Erano le fondamenta dell’agricoltura biologica e della difesa del territori per impedirne l’erosione e l’aridità. Il Governo francese ha legiferato e imposto l’immediata protezione ed il ripristino  di queste strutture agricole. Negli anni novanta hanno festeggiato il ventimillesimo chilometro di siepi restaurato (20.000Km)!
Non posso esprimere un giudizio che si riferisca alla vasta superficie italiana ma è certo che a Gruaro siamo lontani dall’aver capito quanto scritto sopra.

Nella nostra zona si continua ad eliminare, far scomparire, a “tombare” (lugubremente più adatto) siepi e fossati. Ormai non resta che il ricordo dei centinaia di chilometri di fossati che fino a poco tempo fa ricevevano e convogliavano le piogge. Milioni di metri cubi d’acqua rimangono in superficie e si accumulano prima di finire direttamente nei fiumi i cui letti non possono che allargarsi a dismisura e inondare campi e zone abitative. Dopo oltre 50 modifiche al piano regolatore firmate dalla Giunta attuale e precedente (senza variazioni nella gestione del problema) per permettere una lottizzazione sfrenata, spesso inutile, il territorio è stato impermeabilizzato su centinaia e centinaia di ettari  grazie a catramazioni, cementizzazioni e costruzione di abitazioni, condomini e capannoni.

Contemporaneamente, non solo i fossati sono quasi completamente scomparsi ma quei pochi rimasti sono stati lasciati all’abbandono o sono divenuti oggetto di “strani” interventi. In effetti, ogni anno, lungo le nostre strade, si può osservare un mezzo meccanico che, accuratamente, ricrea l’alveolo del fossato colmo di vegetazione e sedimentato e, a pochi centinaia di metri a monte, un altro mezzo meccanico, quello dell’agricoltore, che con impietosa incuranza per il lavoro d’altri appena svolto, menefreghismo totale e ovvia inciviltà a favore di un guadagno del tutto personale, ara talmente vicino al fossato appena ripristinato da provocare la caduta di zolle di terra al suo interno. Zolle che, in primo luogo impediranno il deflusso delle acque ed in seguito la sedimentazione che farà diminuire la profondità dello scavo. Il tutto a nostre spese e pericolo.

Ma c’è di meglio: qualche giorno fa, curando l’impiegato di un Comune limitrofo a Gruaro mi sono lasciato scappare che a me non servono gli avvisi elettorali per conoscere la data delle elezioni: basta osservare la frequenza delle catramazioni delle strade: entro pochi giorni ci saranno le elezioni!

-“Ha ragione”- mi ha risposto molto seriamente l’impiegato – “… e lo facciamo troppo spesso laddove non serve proprio a nulla.”-
Solo propaganda populista.

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La politica ambientale… a Gruaro

Questa politica è come l’ultima proposta del Ministro Amato, o come alcuni aeroplani da combattimento: a geometria variabile. In volo di crociera, fra due elezioni, con le ali ripiegate, e quasi non se ne percepisce il passaggio, tanto va veloce.

Invece, durante la campagna elettorale, alettoni dispiegati al massimo, essa plana sulla cittadinanza, trasformando gli “ecologisti” più brillanti, di cui, ultimamente, tenta di recuperare i meriti, in pallide verdastre evanescenze. In quel periodo, i progetti ambientali si sovrappongono, si combattono, si offrono agli elettori a colpi di depuratori di ultima generazioni, di riforestazioni, di riqualificazioni, di acque cristalline, di disinquinamenti, di protezione al massimo livello, di impietosa repressione e ritorni alla natura di una volta.

Questo vale per tutti gli schieramenti.

Personalmente, io che di ambiente non vivo, ma soffro da 17 anni a Boldara, non ne voglio parlare, ma schiettamente descriverne la realtà attraverso  sia il mio impegno personale che quello della mia associazione “Un parco per Boldara”, tanto  vituperata quanto ignorata.

Nel 1980, ho trovato a Boldara, ambientalmente parlando, uno scorcio di ‘700 con dei prati stabili separati da splendidi filari di  “vencheri”; un Lemene dalle acque trasparenti, ancora ricche di una grande varietà di pesci e con le rive popolate di uccelli acquatici. Le strade erano bordate di alberi maestosi, “talponi”, platani, frassini, con quelle poche luci che bastavano alla circolazione ridotta di questa zona campagnola.

Nel 2007, qual è la situazione?
Grazie a circa 50 variazioni al piano regolatore, una superficie enorme di terreni agricoli è stata trasformata in zone edificabili. Certo è difficile resistere a non vendere un terreno agricolo, che dai 30 milioni all’ettaro passa ai 250, quando diventa edificabile. Ma di questo cambiamento d’uso, ne approfitta solo il venditore?

Esistono anche i prodigi: come fa una zona ad essere considerata di “completamento” (quando inclusa fra due case), quando essa è compresa solo fra una casa e il fiume? A Boldara si può osservare il miracolo.

Questa speculazione ha trasformato Gruaro in un complesso di  lottizzazioni, dove non sempre quanto costruito è abitato, ma diventa, a parer mio, una “fascia dormitorio”, molto comoda per la zona industriale vicina, ma scarsa di  attività culturali, ricreative o economiche. In sostanza, cosa può fare la gente fuori casa e fuori lavoro? Andare in piscina? Andare al cinema? Andare al teatro? Passeggiare facendo shopping? Ritrovarsi in una piazza alberata, accogliente, dove ci si può sedere e scambiare due parole? Andare in circoli ricreativi per imparare qualcosa, dalla musica alla ceramica? Prendere una navetta per recarsi in città? Fare una passeggiata  su una pista ciclabile  lungo le strade che incrociano le nostre campagne ancora intatte?

C’è una piazza, certo.
Con alcune panchine, senza appoggio dorsale, posizionate in modo perfetto per non godere dell’ombra del solo albero presente, assolutamente non autoctono (un leccio toscanosardo), una fontanella molto erotica, lo concedo, al limite di una superficie cementata, che arriva ai 54 gradi al primo raggio di sole estivo. Il tutto separato dal paese da una strada ad alta velocità, sprovvista di dossi di rallentamento.

Però, c’è una passeggiata, a destra e a sinistra del fiume Lemene, a Boldara.
Quella di destra è stata realizzata con l’ausilio di un cingolato che, in un paio di ore, ha azzerato un bosco di zona umida con avvallamenti naturali contenenti specie autoctone, ormai rare. Queste geologiche e naturali ondulazioni sono state “rettificate”  con terre di riporto di origine sconosciuta e arricchite, non solo di piante estranee, ma anche “orticole”. La passerella è stata, chissà per quale motivo, costruita nella zona golenale, di esondazione, quando bastava appoggiarla sul terreno vicino, rialzato. “La ciliegina sulla torta” è stata la creazione di una pozzanghera (che necessità una regolare e costosa disinfestazione contro le zanzare) addobbata con “Tifa”, giunco infestante che non lascia  spazio ad altre specie. In sostanza, un concentrato di non rispetto delle direttive del Genio Civile e della Forestale di Treviso, di cui abbiamo  la documentazione.

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Per tutti gli alberi sacrificati per “sicurezza”…

L’olmo caduto

Chiunque avesse abbattuto l’olmo
Non lo aveva tagliato netto,
E sanguinò finché la neve dal cielo
Non sanò la ferita con una placenta d’argento

Il tronco, lucente di smalto di ghiaccio
Bianco venato come teca di cristallo,
Rigido giacque contro la nuova voce
Sibilata tra i denti invernali del vento.

Qualunque mai cosa scaldasse
L’olmo fino alle radici entro il suolo
Pietosa come la primavera
Scaldò il cuore del fusto

Legato al suo ceppo da un lembo
Di legno, quasi cordone d’ombelico,
Simile a madre che nutra il figliolo
Nel suo mondo d’embrione

Finché poté far breccia nel muro,
E s’aprì il varco, quando ogni irto ramo,
Germogli di foglie esplose, in verzura
Dalla coppa dell’olmo caduto.

da L. SALOMON, in “Poesia americana del’900”, Guanda

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Una buona notizia per l’associazione “UN PARCO PER BOLDARA”

Dopo 17 anni di lotta impari contro migliaia di pescasportivi appoggiati da Istituzioni locali e provinciali, il sottoscritto, nelle vesti di Presidente dell’UPPB, è riuscito a fare applicare le nuove direttive europee da parte di chi, per primo, avrebbe dovuto divulgarle.

Ormai, Boldara e la zona circostante, in base ad una legge europea, è stata inserita nelle zone ZPS e SIC, gradino appena sotto la qualifica di PARCO NATURALE, e questo in gran parte grazie alla nostra azione e di pregiato restauro  e di  segnalazione della valenza ambientale del territorio.

Nonostante la nuova legge, alcuni responsabili pensavano di poter fare l’orecchio da mercante e continuare ad autorizzare le dannose gare di pesca. Atteggiamento al limite dell’irresponsabile visto che la non ottemperanza alle leggi della CEE comporta l’eliminazione di tutte le sovvenzioni di cui la zona coinvolta potrebbe beneficiare. Abbiamo dovuto intervenire molto in alto con la preziosa collaborazione del WWF Italia per riuscire a farlo capire. Finalmente, il calendario delle gare è stato  cancellato, a conferma della giustezza della nostra posizione, purtroppo valutata per settimane senza esito negli uffici della “Rampa Cavalcavia”. “Sarebbe una rivoluzione eliminare le gare di pesca a Boldara”  è stato detto da un responsabile provinciale, convinto che applicare le leggi sia in Italia una cosa  eccezionale.

A questo punto cosa cambia? Nelle zone SIC e ZPS si possono ancora programmare delle attività ma a condizioni molto precise, previa la presentazione di un documento di valutazione di incidenza. Tale documento viene rilasciato da una esiguo gruppo di specialisti ad un costo  piuttosto elevato (2000-5000€). Esso valuta se l’attività richiesta è compatibile con l’ambiente in cui si svolgerebbe. Perciò non c’è alcun automatismo fra presentazione del documento (ed il suo pagamento) ed una autorizzazione a procedere come succedeva in precedenza negli uffici provinciali.

Ormai è appurata la delicatezza dell’ecosistema delle rive del Lemene, già parecchio alterato dal pestaggio ventennale di migliaia di stivali e da  costosissimi e sciagurati pubblici interventi, ipocritamente nascosti sotto la dicitura di “riqualificazione ambientale”. C’è da sperare che non sarò l’unico a chiedermi perché, sotto la guida della Murer (Ass. Caccia pesca provinciale) e dell’ex sindaco Gasparotto, questa zona, oggi doverosamente protetta in quanto di estrema valenza ecologica, per colpa loro sia sempre stata  lasciata ad uso e consumo  esasperati di masse distruttive. C’è anche da chiedersi perché debba essere uno straniero ad urlare questo da anni, da solo, e nell’indifferenza generale e perché debba essere la Comunità Europea a fare aprire gli occhi alle Istituzioni nazionali per obbligarle a proteggere i propri beni ambientali.

Purtroppo è una consuetudine da queste parti dover aspettare le benedizioni “foreste” per rendersi conto di chi è santo nel Bel Paese, ricordando con ciò i nostri  Rubbia e Dario Fo.

Claude Andreini – Presidente della associazione “UN PARCO PER BOLDARA”

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Il “parco” di Boldara – Scheda tecnica

  • Classificazione: oasi naturale, cioè zona che gode di un certo livello di protezione: sono vietate alcune attività come la caccia. Questo livello non è sufficiente per impedire lo sfruttamento edilizio ed alcune attività anche di peso antropico importante.
  • Posizione geografica: geologicamente la zona è inclusa nel bacino del Tagliamento e si estende da Portovecchio a Cintello, lungo il fiume Lemene, su una larghezza di circa 1 km.
  • Estensione: complessivamente sono circa 140 ettari di superficie.
  • Tipologia: zona di pianura con porzioni umide, lungo il fiume Lemene.
  • Origine: a tutt’oggi il parco in quanto tale non è stato ancora istituito ufficialmente, ma è stato ideato dopo accordi verbali con i proprietari dei fondi. Esso però esiste, dal 1995, con un nome diverso: “Oasi di protezione” ed è riconosciuto dalla LIPU, dal WWF, da Soroptimist e dal Lion’s Club.
  • Flora: la flora caratteristica spazia dal carice alla felce, dall’arbusto all’albero e si annida ormai laddove può, ossia nelle ristrette nicchie di territorio non sfruttato dalle coltivazioni intensive o dall’edilizia.
  • Fauna: essa è caratterizzata, dove il peso antropico non è eccessivo, da uccelli acquatici e di pianura. Attualmente, per molteplici motivi, sta cambiando, con l’arrivo o la stabilizzazione di specie più consone al litorale adriatico. La fauna ittica si limita quasi esclusivamente alla trota, spesso nemmeno indigena.
  • Aspetti significativi: è un caso pressoché unico di gestione di un territorio da parte di un gruppo di privati, senza alcun sostegno politico locale. La Provincia però ha riconosciuto l’assoluta valenza ambientale del lavoro svolto e agisce per proteggerlo.
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A contatto con la natura

Boldara è sicuramente la zona più verdeggiante di Gruaro, perciò meta di scolaresche desiderose di conoscenza e anche di adulti in cerca di pace. Essendo attraversata dal Lemene, è rifugio e casa per uccelli, anatre, oche e cigni depongono le uova nelle rive del fiume, ma purtroppo i piccoli non sempre nascono perchè dei “visitatori indesiderati” toccano le uova.
Comunque la passeggiata è un posto dove si può rimanere a contatto con la natura. Per me, le stagioni più adatte per visitare il parco, sono la Primavera e l’Estate. La Primavera, porta con sè profumi e suoni gradevoli: le piante in fiore colorano le ormai tiepide giornate primaverili che sono accompagnate dai canti degli uccelli innamorati. L’Estate è la stagione giusta per trovare refrigerio sulle rive ombrose del Lemene, oppure se si viene in bicicletta, si può fare una capatina al mulino di Boldara, non meno incantevole della passeggiata. In Autunno ci possono essere dei funghi, ma anche lo splendore multicolore degli alberi ti incanta; mentre in Inverno l’erba è piena di brina e tutto ghiaccia: sembra che si ghiacci persino il tempo.
Il Lemene è, purtroppo, il più ambito sogno di tutti i pescatori: nelle sue acque i pesci guizzano contenti e si riproducono ogni anno, e sono cibo per gli uccelli che si fermano a Boldara per fare una “pausa”.
A volte, mentre riposo sotto un albero, mi pare di sentire la sua voce, che mi ricorda quella di un ruscello che scorre impetuoso, il grido di un albero che viene abbattutto, oppure il fruscio delle ali di un uccello. Per me, la cosa più affascinante di Boldara, è guardare che cosa ha scolpito la natura: alberi incavati che ospitano humus e funghi e penso che la natura ha impiegato molti anni per creare queste meraviglie, mentre noi, in pochi anni riusciamo a distruggerle. Il caldo estivo che arroventa la testa, qui trova il posto ideale: distendersi sotto una quercia e dipingere, ecco cosa immagino, oppure creare un erbario, con tutte le piante che ci sono. A volte mi assopisco e sogno che tutto il mondo è di nuovo verde e l’uomo ha trovato il modo per non inquinare.
Quando piove, penso anche alla passeggiata e alla bicicletta: vorrei inforcarla per andare a Boldara, a vedere gli uccelli e ad ammirare il Lemene che sembra diverso quando le gocce di pioggia increspano le sue acque tranquille.

Giulia Bozza
Classe V “Edmondo De Amicis” Gruaro

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