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Caccia, in Italia e nel Veneto

Caccia, magico termine generalmente applicato a uomini che “cacciano” altri uomini (cacciatori di criminali, cacciatori di terroristi, cacciatori di evasori fiscali – questi ultimi assai più rari e meno di moda). Non esiste o non dovrebbe più esistere la “caccia agli animali”: per una ragione molto semplice, ovvero perché non abbiamo più bisogno di uccidere animali selvatici per nutrirci.
Eppure la caccia continua ad esistere; anzi, è una realtà “viva e vitale”, almeno in Italia e soprattutto politicamente.

Cosa c’entri poi la caccia con la politica dovrebbero spiegarcelo i nostri parlamentari (nazionali e regionali) di ambedue gli schieramenti. In fin dei conti i cacciatori sono in via d’estinzione e, a livello nazionale stanno scendendo (fortunatamente) di numero anno dopo anno. Al punto che, tra non molto, dovranno essere proprio i protezionisti ad occuparsi di loro.

Nonostante tutto questo (e dunque, nonostante la loro condizione di esigua minoranza) accade tuttavia che una commissione parlamentare ha licenziato, proprio in questi giorni, una proposta di legge che prevede l’allungamento della stagione venatoria fino a 10 giorni oltre il termine previsto del 31 gennaio. E inoltre che, nella Regione Veneto, in concomitanza con l’annuale pubblicazione del calendario venatorio, vengono regolarmente inserite specie che non sono cacciabili a livello europeo. Piccoli uccelli, che non pesano il piombo della cartuccia impiegata per abbatterli; insettivori come la pispola o granivori come il fringuello, colpevoli soltanto di avere lo stesso sapore nel fatidico piatto dell’identità veneta, noto con il nome di “Poenta e osei”.

Tutto questo per dire che il calendario epocale del mondo venatorio (ma anche della società e della cultura popolare italiana) sta marciando all’indietro: verso gli anni ’50-’60 del Novecento.
E non mi si dica che i cacciatori ci stanno salvando dalle volpi e dalle gazze o dalle nutrie, dai cormorani o dagli altri fantasmi che la loro stessa cultura distorta ha creato e agitato.
A salvarci dagli invasori alieni basterebbe una politica dell’ambiente seria, che si avvalesse degli strumenti tecnici di cui dovrebbero essere dotate le pubbliche amministrazioni.

Peccato che i guardia-caccia provinciali di Venezia siano poi impegnati nella “caccia al venditore extracomunitario” sulle spiagge del Veneto Orientale.

Ancora una volta “uomini che cacciano altri uomini”.

Michele Zanetti, naturalista

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