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A Boldara di Gruaro

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato dell’associazione “Un parco per Boldara”

Nei pressi del mulino dismesso sulla riva sinistra del fiume Lemene in località Boldara di Gruaro (VE), sopravvivono, successivamente ad un opera di restauro decennale ed ancora in corso, lembi delle originarie flora e fauna tipiche degli ambienti umidi della pianura padana.
L’area ricade in un Sito di Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale tutelati dall’Unione Europea comprendenti i fiumi Reghena e Lemene e le cave di Cinto Caomaggiore ed ospita inoltre prati umidi, vegetazione fluviale e lembi di quel bosco di pianura che ricoprivano l’intera Pianura prima dell’opera di disboscamento e bonifica delle paludi a fini agricoli intrapresa a cominciare dal I secolo a.C.

Il ripristino ambientale dell’area allora adibita a discarica abusiva fu iniziato su base volontaria nel 1989 da Claude Andreini, anche grazie alla consulenza dell’architetto paesaggista Paolo De Rocco, del Corpo Forestale dello Stato e all’avvicendarsi nel tempo di diversi volontari, riportando nel sito essenze erbacee, arbustive ed arboree indigene, alcune delle quali attualmente considerate rare e/o minacciate a livello nazionale o continentale.
Specie che tipicamente trovano nei suoli umidi e ricchi di humus della bassa pianura il loro habitat ideale e che un tempo costituivano parte integrante di siepi e boschetti del paesaggio agrario padano tradizionale, ma che a causa della quasi totale distruzione della vegetazione originaria cui è andata incontro la Pianura, ad oggi è possibile ritrovare solo in poche decine di formazioni boschive sparse dal Friuli al Piemonte.

Tale opera di restauro dell’habitat originario ha portato il sito di Boldara ad essere incluso dapprima nell’Oasi di Protezione “Boldara di Portovecchio”, poi nel Parco Regionale dei fiumi Reghena, Lemene e Laghi di Cinto ed infine nell’Area Protetta Comunitaria sopra citata.
Le acque di risorgiva, assieme al regime di protezione accordato dalla normativa, permettono così la persistenza delle specie vegetali di pregio reintrodotte negli anni, quali ontano nero, frassino ossifillo, orniello, acero campestre, farnia, salice cinerino, tiglio selvatico, carpino bianco, sorbo, corniolo, carici e giunchi. Tale vegetazione garantisce riparo, risorse alimentari e habitat per la riproduzione di diverse specie di Uccelli acquatici migratori come la garzetta, l’albanella reale e l’airone rosso, e nidificanti come il tarabusino, la nitticora e l’avèrla piccola, Anfibi come l’ululone dal ventre giallo, il tritone crestato e la rana di Lataste, Rettili come la testuggine palustre e Pesci come la trota fario, il barbo italico o la lasca, protette a livello nazionale ed europeo.
Il sito è liberamente ed agevolmente fruibile a chiunque voglia godere della bellezza della natura circostante grazie a due differenti percorsi, uno a sud ed uno a nord del mulino, attrezzati con panchine, tabelle esplicative delle specie autoctone, pattumiere e passerelle in prossimità dei canali.

Dal 1995 esiste inoltre l’Associazione “Un Parco per Boldara”, volta alla promozione della conoscenza di quanto fatto per riportare nel sito condizioni di semi-naturalità e degli eventi che periodicamente in esso si svolgono, quali mostre e festival internazionali di pittura e fotografia (rassegna ArtInBosco), cineforum e le numerose visite didattiche rivolte alle scuole.
In mancanza di altre forme di presidio, l’opera di manutenzione, cura e pulizia di questa porzione dell’Area Protetta è portata avanti, oltre che da Andreini stesso, da pochi volontari, fra i quali c’è chi scrive.
Tuttavia, lo sforzo di poche persone consente con difficoltà di effettuare tutti gli interventi che risultano necessari alla fruizione e conservazione dell’area;  la manutenzione ordinaria consiste prevalentemente nell’eradicazione di specie infestanti (rovi, acacie), in nuove piantumazioni, potature, pulizie della roggia da ramaglie e rifiuti, tagli di piante morte in piedi.

Chiunque volesse a vario titolo contribuire secondo le sue personali inclinazioni, possibilità, conoscenze e disponibilità a questa attività di conservazione e presidio del territorio, è benvenuto in qualunque momento.
Infine, si invita il lettore a visitare l’Oasi, magari apprezzando e godendo della natura che in quel territorio presenta un esempio di ambiente autoctono di rara bellezza, dove il Lemene crea un’ ampia ansa adiacente al rudere del mulino che il turista curioso può apprezzare percorrendo la passeggiata verso il suo margine meridionale.

Per informazioni: 377 2746034
Facebook: Associazione Un Parco Per Boldara

Davide Roviani, Claude Andreini, Damiano Nonis, Alessio Padovese, Nicola Nonis, Emanuele Bellotto, Erika Gasparotto

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Conferenza “La Kinesiterapia”, venerdì 3 febbraio 2012

Rettifica urgente del 24/01/2012 di jetto:

Per motivi indipendenti dalla nostra volontà e legittima scelta del relatore, Vi informiamo che la serata sulla Kinesiterapia sarà organizzata e curata direttamente dall’Associazione “Un Parco Per Boldara” ed ospitata, contrariamente a quanto precedentemente indicato, dal Comune di Teglio Veneto (VE), presso il condominio “Avvenire”, in Via Chiesa.

Su richiesta del relatore allego la locandina aggiornata della serata, con tutte le indicazioni del caso.

Ci scusiamo per l’eventuale disagio occorso.


La kinesiterapia (di cui la fisioterapia è un ramo), è un’arte curativa praticata da molti decenni nel Nord Europa. In Italia, è applicata in maniera istituzionale solo di recente: gli studi specifici rispondono alle norme CEE da poco più di ieci anni. Ciò spiega in parte l’uso poco frequente di questo tipo di terapia e  il suo mancato uso in innumerevoli patologie, recuperi o preparazioni specifiche, dalla sindrome di Baré alla preparazione al parto con tecniche di psico-profilassi del dolore.

“Per tanto tempo, il massaggio ha rappresentato per la nostra professione l’unica scienza; ciò l’ha svalutata” disse Marcel Bienfait, 40anni fa. Purtroppo, ancora oggi, “terapia”  è sinonimo di massaggio, non solo per il grande pubblico ma anche per la medicina tradizionale.

Pertanto, vorrei rivalutare l’apporto reale di questa scienza, basata su  esami clinici concreti che permettono di curare in primis le cause dei disturbi ben prima dei sintomi. Vorrei che il paziente, più informato sul suo disturbo,  fosse reso più libero nella scelta di cura, tutto a beneficio di un risparmio di dolore, tempo, denaro e farmaci,  grazie ad una guarigione profonda in perfetta cooperazione con il medico curante.

Dunque, la serata sarà dedicata sia alla filosofia della kinesiterapia, spalleggiata dalla terapia manuale,  sia alle cure specifiche delle grandi patologie ortopediche che colpiscono la popolazione. Insisteremo sulla loro prevenzione e successivamente sulla cura stessa, applicata dopo l’individuazione delle anomalie bio-meccaniche, origine di sintomi  in generale messi a tacere farmacologicamente, spesso solo per un breve periodo. Chiedo cortesemente ai partecipanti a far sì che l’incontro non sia limitato ad un monologo saccente e noioso ma improntato dall’elemento fondamentale nella ricerca della salute del paziente: il dialogo.

Claude Andreini

Laureato in kinesiterapia (ISKE_Liegi)
Specializzato in Terapia Manuale (International College of Osteopathy-Bruxelles), drenaggio linfatico(VUB), lettura radiografica, elettroterapia e terapia sportiva- taping(ULB).
Insegnante di Biologia e di Educazione Fisica (ISEP Liegi).
Titoli A1, a norma CEE.

  'La Kinesiterapia', a cura di Claude Andreini (375,3 KiB, 5 download)
Non hai il permesso di scaricare il file.

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Mostra internazionale di fotografia e scultura

Dal 4 al 26 febbraio 2006 si è svolta alla galleria Ai Molini di Portogruaro la mostra internazionale di scultura e fotografia “La poesia dei manifesti”, opera di Susan Aurinko, e “Ritratti in Oltre Tempo” di Claude Andreini. Quello che unisce l’opera di questi due artisti è il fatto di lavorare su immagini già create da qualcun altro. Susan Aurinko infatti fotografa in bianco e nero dei manifesti sovrapposti e strappati, che si possono trovare in qualsiasi città. In questo modo delle immagini che ormai avevano perso la loro funzione diventano nuovamente vive, ma soprattutto diventano arte. Claude Andreini invece cerca immagini di persone che si sono deteriorate nel tempo. Particolare è il metodo usato, infatti, dopo aver scattato le fotografie in bianco e nero, Andreini sceglie di sovrapporre pigmenti alla foto.

Differenti secondo me le sensazioni che provocano i due artisti con le loro opere. Le fotografie di Susan Aurinko, nonostante le immagini siano a volte forti, danno l’impressione di un riavvicinamentoi al passato; mentre le fotografie di Claude Andreini danno la sensazione di un distacco dal passato, Oltre Tempo appunto. Nella galleria vi sono anche delle sculture di Claude Andreini che rappresentano tartarughe e dinosauri, che vanno a completare, con le loro forme a volte rotondeggianti e a volte più spigolose, la rassegna dei lavori dell’artista. La collocazione della mostra alla galleria “Ai Molini” aiuta con il suo silenzio, o meglio con in sottofondo il  rumore d’acqua che scorre, ad aumentare il fascino di questi lavori.

Claude Andreini

Susan Aurinko

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Conosci te stesso

Nozioni elementari di patologia e cure eventuali. A cura del Dr. Claude Andreini, Fisioterapista

Prima di proporre l’approccio ad una patologia, vorrei ripulire il campo da certe espressioni ambigue:

1. il “dolore: Il dolore è un sintomo. Non è il nome di una malattia. Un trauma, una malattia, provoca dolore, perciò è sempre una conseguenza e non un punto di partenza. Infatti, quello che la gente chiama “dolore” è, nel nostro caso, un’infiammazione articolare di tipo o artritico o artrosico. Nonostante le due parole si assomiglino, esse rappresentano patologie distanti fra loro come lo sono una Ferrari ed un tagliaerba. L’artrite, o reumatismo,  è una infiammazione articolare  su base infettiva, anche se non sempre si riscontra il microbo. La malattia è grave.
L’artrosi, invece, non è una malattia, è semplicemente il risultato di un consumo fisiologico delle articolazioni.

2. il “nervo”: Spesso sento: “go un nervo fora”. Impossibile!
In effetti il nervo non è altro che un cavo elettrico che, come questo, è formato da fili contenuti in una guaina. Come il cavo, serve a fare passare corrente elettrica, dal cervello o dal midollo vertebrale ai muscoli e agli organi del corpo e viceversa. Perciò, un nervo non “va fora”… perché non si muove! Se qualcosa “va fora”, più spesso è la testa dell’Uomo.
Ciò che la gente chiama “nervo” è semplicemente il tendine di un muscolo, o meglio il legamento che tiene stretto un osso con un altro. Essi possono essere “stressati” da variazioni di posizioni abnormi delle ossa, dovute a incidenti più o meno gravi, come fratture, distorsioni o lussazioni, tutte patologie che vedremo in seguito.

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2. il “nervo”: Spesso sento: “go un nervo fora”. Impossibile!
In effetti il nervo non è altro che un cavo elettrico che, come questo, è formato da fili contenuti in una guaina. Come il cavo, serve a fare passare corrente elettrica, dal cervello o dal midollo vertebrale ai muscoli e agli organi del corpo e viceversa. Perciò, un nervo non “va fora”… perché non si muove! Se qualcosa “va fora”, più spesso è la testa dell’Uomo.
Ciò che la gente chiama “nervo” è semplicemente il tendine di un muscolo, o meglio il legamento che tiene stretto un osso con un altro. Essi possono essere “stressati” da variazioni di posizioni abnormi delle ossa, dovute a incidenti più o meno gravi, come fratture, distorsioni o lussazioni, tutte patologie che vedremo in seguito.2. il “nervo”: Spesso sento: “go un nervo fora”. Impossibile!
In effetti il nervo non è altro che un cavo elettrico che, come questo, è formato da fili contenuti in una guaina. Come il cavo, serve a fare passare corrente elettrica, dal cervello o dal midollo vertebrale ai muscoli e agli organi del corpo e viceversa. Perciò, un nervo non “va fora”… perché non si muove! Se qualcosa “va fora”, più spesso è la testa dell’Uomo.
Ciò che la gente chiama “nervo” è semplicemente il tendine di un muscolo, o meglio il legamento che tiene stretto un osso con un altro. Essi possono essere “stressati” da variazioni di posizioni abnormi delle ossa, dovute a incidenti più o meno gravi, come fratture, distorsioni o lussazioni, tutte patologie che vedremo in seguito.
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Un fotografo dall’occhio da scultore

Il 24 giugno 2005, è stata inaugurata a Chicago, alla FLATFILEgalleries, la mostra fotografica personale di Claude Andreini, nostro concittadino, dal titolo evocativo “METROPOLIS”.
Riportiamo di seguito la critica della curatrice Susan Aurinko, in collaborazione con il Dr. Michael Weinstein – Prof.  di Scienze Politiche alla Purdue University di Chicago.

“Claude Andreini è un modernista, che realizza immagini nella più grande tradizione lineare, con una composizione formale e senza necessità di spiegazioni.
Nonostante l’autore dichiari a proposito del lavoro METROPOLIS che esso è nato da considerazioni ambientaliste, alla fine risulta che Andreini realizza delle foto assolutamente magnifiche della stessa realtà, quella urbana, che intendeva criticare. A lui è impossibile scattare una fotografia che non sia equilibrata alla perfezione. È in questo modo che funziona il suo occhio ultrapreciso. Che siano fotografati nudi, elementi architettonici, ambientazioni urbane o lugubre camere di campo di concentramento, Andreini rappresenta i suoi soggetti con una purezza e un rispetto estremi. Affiora nell’insieme della sua opera una comprensione della forma e della superficie che nasce dai suoi studi di scultore.

Il corpo del lavoro intitolato METROPOLIS, rivolto all’evocazione di distese urbane e dell’assenza di natura, osanna invece la bellezza lineare della città. Gli angoli sono utilizzati al meglio per creare immagini che mostrano il paesaggio urbano come un mondo di strutture monumentali di acciaio e di vetro, simili nella loro essenza, a delle sculture che si drizzano verso il cielo. Immensi pannelli pubblicitari, mostrando visi enormi, giustapposti all’architettura aggiungono una strana umanità a questo ambiente peraltro sterile. Quando appaiono individui, le loro sagome sono indistinte, spettrali, e si muovono dietro una lastra di vetro traslucido lavorato. In un caffè all’aria aperta, ombrelloni sistemati in cerchi concentrici nascondono ogni essere  suscettibile di pranzare al loro riparo, mostrando di nuovo una versione surrealista della città, priva dalla gente che la crea e l’abita. Un po’ come se la città sorgesse dalla terra completamente formata, senza l’aiuto delle popolazioni, tanto le sue strade sono vuote in queste fotografie sconcertanti.” (…)

(trad. Selim e Indira Chanderli)