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Serata informativa per i referendum del 12 e 13 giugno 2011

Importante rettifica del 25 maggio 2011: per (oscuri?) motivi assolutamente indipendenti dalla nostra volontà, la sede della serata si deve spostare dall’originariamente prevista Villa Ronzani di Giai alla Sala delle Associazioni, in Borgo Medievale a Gruaro. L’orario rimane invece invariato.

Ci scusiamo per l’inconveniente e lo spostamento che, ribadiamo, non è assolutamente dipeso da noi, e Vi invitiamo nuovamente e caldamente a partecipare numerosi ad una serata che crediamo MOLTO IMPORTANTE.

Abbiamo aggiornato la locandina allegata e di seguito vi inviamo il percorso per raggiungere la nuova sede:

SALA DELLE ASSOCIAZIONI, BORGO MEDIEVALE, GRUARO (una volta arrivati alla Banca San Biagio del Veneto Orientale, seguite le indicazioni sul posto).

Grazie a tutti per l’attenzione, vi invitiamo come sempre a segnalare l’evento.

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Buongiorno a tutti!

Data l’importanza del tema e prossimità temporale, abbiamo pensato di organizzare insieme all’associazione “Un Parco Per Boldara” una serata informativa sui referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011, invitando nuovamente a Gruaro il nostro amico ecologista Michele Boato, direttore della rivista “Gaia” e presidente dell’Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”.

L’incontro con Michele si terrà venerdì 3 giugno 2011 alle ore 20.45, presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

Alleghiamo la locandina dell’evento e Vi invitiamo a segnalare la serata.

  Verso i referendum, incontro con Michele Boato (770,2 KiB, 15 download)
Non hai il permesso di scaricare il file.

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Acqua. Che altro?

È partita la raccolta di firme per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, cioè per l’abrogazione del cosiddetto “Decreto Ronchi”. Che cosa significa privatizzare l’acqua? Padre Alex Zanotelli, parlando a nome del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ha usato questa espressione: “Avete mai pensato di privatizzare vostra madre? Privatizzando l’acqua è come se voi lo faceste”. La madre ci dà la vita, quindi è come se privatizzassimo la nostra vita, che, quindi, non ci appartiene più ma appartiene a coloro che hanno il potere di aprire o chiudere il rubinetto. Sillogismo ardito? Vediamo.

Per la legge italiana l’acqua è un bene pubblico (Legge 36/1994, c.d. “Legge Galli”). Enunciato questo principio fondamentale, la legge declina una serie di norme mirate alla razionalizzazione di ciò che viene chiamato servizio idrico integrato, ovvero la gestione, secondo criteri di economicità efficienza ed efficacia, degli impianti, delle reti e delle strutture che consentono da un lato l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua, dall’altro il suo smaltimento e depurazione. L’Ente pubblico preposto alla gestione del servizio viene chiamato A.T.O. (Ambito Territoriale Ottimale). Sino ad oggi gli A.T.O. hanno assorbito le competenze dei consorzi acquedottistici di interesse locale con l’obiettivo di accorparli e di assumere una competenza territoriale coincidente con quella della provincia di appartenenza.

Quindi, subdolamente, la legge del 1994 salva in maniera farisaica il principio di acqua come bene pubblico ma sposta radicalmente gli obiettivi sulla gestione del servizio idrico che è un servizio pubblico e come tale va affidato sulla base delle normative europee in materia di appalti pubblici di servizi. Dal 1994 ad oggi il settore è stato oggetto di una miriade di provvedimenti da parte della CE e da parte dei Governi italiani che si sono nel frattempo succeduti con il risultato di legittimare un principio che appare inaccettabile: con l’acqua si fanno profitti. I famigerati “combinati disposti” dei vari provvedimenti legislativi, ultimo il c.d. Decreto Ronchi, prevedono infatti l’affidamento del servizio idrico integrato con gara d’appalto di rilevanza europea a soggetti privati e la possibilità, da parte dei privati aggiudicatari del servizio, di intervenire sulle tariffe aumentandole per conseguire profitti. Assurdo: io Stato ti legittimo ad aumentare il prezzo dell’acqua a tuo piacimento perché tu possa fare profitti!

Fare profitti significa disporre di una quantità di denaro (molto) che deriva dalla differenza fra i ricavi e le spese. I ricavi sono dati dai soldi che ogni utente versa pagando la bolletta, le spese sono le spese di gestione degli impianti, del personale, dell’energia elettrica, del consiglio di amministrazione, dei vari presidenti, segretari, ecc. e degli investimenti. Come si fanno i profitti? Aumentando le bollette e non facendo investimenti (monsieur de Lapalisse ringrazia infinitamente). Perché, in nome del mercato, del liberismo, della libera impresa e di tutte le menzogne che ci stanno raccontando da almeno trent’anni, non si possono certo obbligare i poveracci che fanno profitti con le nostre bollette a reinvestirli nel miglioramento delle reti. Le quali reti, secondo l’ultimo rapporto del Comitato per la Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche, sono un vero e proprio colabrodo. Lo stato di usura è tale da provocare la perdita media del 34% dell’acqua immessa nelle tubature ed il 30% della popolazione italiana è sottoposto ad approvvigionamento idrico discontinuo ed insufficiente. Vi sono, anche nel nostro territorio, centinaia di chilometri di reti costituite da tubazioni in acciaio ormai bucate dal fenomeno delle cosiddette micro pile geologiche o costituite da eternit.