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Lionello Fioretti

Il mulino scomparso di Stalis

Ormai il rovo e la vitalba
aggrediscono la pietra angolare,
lattine e membrane di politene
hanno singulti in una strozzatatura d’acque:
sarà possibile ancora uscire
nel focolare invernale del tramonto
quando una vampa tenta di lambire
fascine di frassini intorpiditi d’edera?
Sarà possibile nell’ora tumescente
dove i viottoli e le passerelle
scivolando incerti
conducono alla macina scomparsa della memoria
smascherare il vuoto
d’orma galleggiante
barca piatta di fiume
senza passeggeri e senza voci?
esiste già nei volti
la vertigine d’ombra
che davanti e dietro
accompagna il Lemene
che scorre senza bisbigli di rive.
A chi pagherò la tassa sul macinato
quale mugnaio abbagliante di bianco
farà riapparire in un lampo nel setaccio
gli sguardi che amammo?

Granello di farina
piuma di cincia
respiro affievolito
curva d’orbita galassia
ciglia di giunco
Vibratile nell’iride dell’acqua.

Lionello Fioretti

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