Allo scopo di offrire uno spunto di riflessione su questo tema, segnaliamo una mostra, allestita a Roma, a gennaio,e già proposta a Reggio Emilia, e che molti auspicano diventi stabile, dal titolo “Solo andata. Un viaggio diverso dagli altri”. Si tratta di una mostra-teatro per capire l’immigrazione, organizzata da Cies (centro informazione e educazione allo sviluppo), con il contributo dell’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), del Comune e della Provincia di Roma e della Regione Lazio.
E’ uno spettacolo un po’ particolare, dove lo spettatore partecipa attivamente e fa la parte di un immigrato in viaggio verso l’Italia, mentre i veri immigrati fanno la parte di poliziotti, di funzionari delle Istituzioni e scafisti senza scrupoli (fonte: Fondazione Migrantes). “Lo scopo – osserva Walter Veltroni – è di arrivare dove le cronache quotidiane non arrivano, cioè a rendere l’idea di solitudine che c’è dietro la storia di tanti immigrati. E’ quello che è accaduto anche agli italiani che, fino a qualche decennio fa, emigravano in varie parti del mondo”.
E aggiunge poi Laura Boldrini, portavoce dell’ACNUR-UNHCR, “Solo andata vuol essere uno strumento di civiltà e di sensibilizzazione per far capire come i rifugiati e la maggior parte degli immigrati non abbiano scelta, ma siano costretti a lasciare i loro paesi e la loro vita.”
Ad inquadrare meglio il problema immigrazione, può essere utile anche ricordare che, quotidianamente, la Rai, in Pianeta dimenticato (www.pianetadimenticato.rai.it), focalizza la sua e nostra attenzione su un paese o su un problema del Sud del mondo,da cui provengono buona parte degli immigrati. Interessante ed utile, per allargare il dibattito e riportarlo dentro i limiti della storia e della memoria, risulta anche il saggio di Gian Antonio Stella “L’orda – quando gli albanesi eravamo noi” – BUR, da cui è stata tratta la vignetta riportata qui a lato.
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