Ce l’esi poesiis?

Ce scrivitu nona ?
Scrif poesiis
E ce l’esi poesiis?
Zin, zin, sot la lobia
a vede li sisilis ch’i
scrif poesiis…
(Rosanna Paroni Bertoia)

Una serata dedicata alla poesia e, in particolare, a quella dialettale ha bisogno di alcune precisazioni. Essa, innanzitutto non è fine a se stessa, ma nasce nell’ambito di quel percorso di valorizzazione del territorio che “La Ruota” si è proposta di realizzare anche se, apparentemente, ne rovescia la prospettiva. Infatti una scelta di questo genere può apparire, ad una analisi affrettata, azzardata, elitaria, difficile, punto d’arrivo non di partenza, ma noi siamo convinti che il linguaggio poetico, con la sua libertà, allusività e capacità di suscitare, in ognuno di noi, echi, sia pur diversi, può aiutarci a stabilire un sentire insieme, una sintonia,da cui prendere avvio per il nostro viaggio, che non vuole essere solo  emozionale, ma percorso di conoscenza e di consapevolezza. Non è poi estranea a questa nostra iniziativa, la riflessione sulla centralità che il fenomeno lingua riveste all’interno di una comunità, anche se, realisticamente, non ci sono in noi intenti di restaurazione linguistica, o di un anacronistico ritorno al passato, o di pseudo rivendicazioni culturali, in quanto pensiamo che la lingua sia qualcosa di vivo, dinamico e funzionale, che cambia nel tempo e si adegua alle necessità dei parlanti; siamo però convinti anche che, perché ognuno di noi viva completamente il suo presente, debba conoscere anche il suo passato, la sua storia, che si intreccia con quella degli altri e diventa quindi comunicazione, linguaggio.
Da qui è nato il repertorio di testi poetici e autori dialettali, curati dalla prof.ssa Mariella Collovini, dal titolo “Le voci della terra, le parole dell’uomo – amore e nostalgia nella lingua dei poeti tra Isonzo e Piave” che si strutturerà come lettura scenica, fatta da tre attori, Filippo Facca, Angela Perissinotto, Daniela Turchetto, accompagnata dalle musiche eseguite dal maestro Gianni Fassetta.
Il nostro sarà quindi un itinerario che avrà tra le sue tappe “amore e nostalgia”, ma come meta la presa d’atto, assieme al desiderio di condividerla  con altri, dell’esistenza di un patrimonio poetico – letterario sconosciuto al gran pubblico e che affronta, usando il dialetto veneto e friulano o alcune sue varietà, tematiche universali (il dolore, la malinconia, l’allegria, l’amore, la nostalgia, il rimpianto…) che superano i limiti territoriali imposti dallo strumento linguistico usato.
Numerosi e stilisticamente diversi tra loro sono anche gli autori utilizzati (per citarne solo alcuni): si va da Andrea Zanzotto a Pier Paolo Pasolini, a Giacomo Noventa, a Biagio Marin, a Ernesto Calzavara, a Giacomo Villalta, a Novella Cantarutti a Romano Pascutto; ma non sono stati trascurati neanche i poeti locali, come Giovan Battista Donato, poeta del’500, nato a Venezia e vissuto a Gruaro, Giacomo Vit, Lionello Fioretti ed altri ancora che rivelano talora, nel loro consapevole bilinguismo (lingua, dialetto) la complessità delle relazioni esistenti tra strumento poetico e materia trattata.
La serata è dedicata al poeta Lionello Fioretti, Natale per noi, “appartatosi”, come dicono, con una struggente e felice immagine i suoi amici del Menocchio, quasi un anno fa, lasciandoci soli in compagnia della sua poesia “…fresca eppure permeata di cultura, trasparente per immediati sapori, abitata da una robusta densità meditativa…” (Gianfranco Scialino) e, soprattutto, mai “complice”.

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