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Il Lemene o il Kwai!?

Dopo anni di difficoltà di passaggio per i pedoni, è stata costruita una passerella parallela al ponte di Boldara.
Avevo proposto di farla progettare e costruire gratuitamente da generosi sponsor, ma L’Amministrazione locale ha pensato fosse meglio  realizzarla con i nostri soldi.
Ormai è stata costruita. Ormai è praticamente distrutta come quella sul famoso fiume Kwai…. L’assenza di rallentatori, i dossi che chiedo invano da 25anni, favorisce una velocità eccessiva da parte dei veicoli in transito.

Molti hanno cozzato contro le paratie ed il tubo in uscita alla curva.
Come si può evincere dalla foto 1, il tubo è piegato in più parti e le ringhiere su tutti i lati del ponte sono storte, a causa delle centinaia di scontri con camion, vetture, furgoni,
trebbie, trattori e scavatori.

Osservando bene si può altresì notare che la stessa lamiera del ponte, di spessore un centimetro, è sollevata e crepata.

I tanti coperchi dei pilastri di legno sono scomparsi (erano sigillati solo con un po’ di silicone).

Si può inoltre osservare come la deviazione sotto il ponte sia spesso ingombra di materiale galleggiante, quali: tronchi, cadaveri di animali, vegetazione acquatica, e finanche sacchi di pattumiera, lattine, borse, polistirolo, bottiglie di plastica e vetro.
Mi chiedo  perché si trovino lì: perché non si pulisce o perché la gente è fondamentalmente sporca e incivile?

Perché quando si visitano i paesi a noi limitrofi, come Austria, Slovenia o  Croazia, non si trova quanto devo sopportare (e pulire) ogni giorno a Boldara?
Ossia la vergognosa consuetudine, almeno da 25 anni a questa parte, di usare il proprio fiume come pattumiera? (vedi foto 2)

Ovviamente, per pulire il fiume, è necessario l’uso di una macchina operatrice che deve lavorare sul fianco sinistro del fiume.
Mi ero reso disponibile presso il progettista (Arch. Daneluzzi) per l’ancoraggio di una sponda  mobile su un mio robusto palo di confine (foto 3): una sponda unica che, una volta aperta, avrebbe enormemente facilitato l’accesso al fiume.

Invece il progettista ha preferito elaborare una sponda mobile in tre tronconi (foto 4) con 4 lucchetti (ormai arrugginiti come quelli del Titanic), articolati su tre pali di cui uno fisso nel bel mezzo della sponda!

Senza contare il posizionamento assurdo dell’illuminazione pubblica proprio in quel posto, per complicare ulteriormente le manovre della macchina operatrice.
Un progetto di certo fatto più a tavolino che su conoscenza del posto.
Ormai la struttura esiste, ma mi chiedo: che sia stata collaudata ufficialmente (a me non risulta)?

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Boldara

  • BOLDARA: località del comune; varie sono le ipotesi sull’origine del nome:
    La prima lo fa derivare  da voltara, con riferimento alle anse del fiume Lemene.
    La seconda lo fa risalire al tedesco wald cioè bosco, che richiama un territorio ricoperto da foreste.
    La terza lo fa derivare da volpara, cioè luogo delle volpi, cambiato successivamente in Boldara.
  • Via Crosara: il toponimo, di recente formazione, si riferisce a vie o strade caratterizzate dalla presenza di un incrocio.
  • Strada Ronci: si tratta di un nome molto diffuso in tutto il Friuli. Dal latino, roncare, sarchiare, depilare, ma anche mietere. I terreni così denominati, erano in origine luoghi boschivi, disboscati per lasciare posto alla coltivazione o ai pascoli.
  • Slargo Borghetto: a Boldara indica un gruppo di abitazioni lungo una strada secondaria, poco lontana dalle vie di comunicazioni più importanti.

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ETICA-mente sbarca a Gruaro!

La Pro Loco Tegliese nasce a  Teglio Veneto il 21/01/91 dalla volontà di un vivace manipolo di giovani, sostenuti dall’allora Amministrazione Comunale, con lo scopo di coordinare, promuovere, curare e sostenere attività culturali, ricreative e sportive, finalizzate alla promozione del territorio e all’ offerta di nuovi momenti di aggregazione per la popolazione residente e per quella dei comuni limitrofi.

L’associazione, pur operando in un territorio piccolo e sprovvisto di grandi mezzi, ma culturalmente vivace e sensibile, riuscì negli anni a maturare esperienze ed idee che la portarono, a partire dall’anno 2000, ad una nuova coscienza di sé. Era chiaro che Pro Loco Tegliese aveva ancora delle potenzialità che dovevano e potevano esprimersi: l’assunzione di un “impegno sociale” e la sensibilizzazione del territorio a tematiche legate al rispetto dell’ambiente umano e naturale, erano oramai divenute priorità.

Si fece largo la consapevolezza proposta e promossa da diverse forze culturali, sociali, di volontariato, economiche e private, della reale possibilità di intervenire in modo etico e razionale sull’andamento futuro del pianeta Terra, per un miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Abbiamo sempre sostenuto che l’impegno di ogni singolo individuo fosse il mezzo più efficace e concreto per poter diffondere la cultura del rispetto e della convivenza civile tra i popoli: la crescita di una società eticamente più giusta avviene mediante il dialogo e l’adozione di di  stili di vita volti alla centralità  dell’uomo e alla salvaguardia dell’ambiente che lo circonda.

Proprio sulla base di questi principi la Pro Loco Tegliese diede vita nel 2003 alla prima edizione della manifestazione-evento denominata “ETICA-mente” – Giornate nazionali per un futuro sostenibile, per un economia di giustizia e per i diritti dei popoli.

La manifestazione, nata come “fenomeno di nicchia”, nel corso degli anni ha definitivamente perso questo suo status, per consacrarsi centro e riferimento del dibattito culturale di un’intera area. “ETICA-mente” è riuscito infatti a promuovere il territorio in cui opera, trasformandolo in un pacifico punto d’incontro e di festa, e a diventare irrinunciabile nonché autorevole tavolo di confronto, in cui dare spazio al dibattito e all’approfondimento di temi legati al rispetto dell’ambiente e dell’uomo.

Tutto questo però rappresenta solo l’apice di un progetto ampio e articolato che impegna la Pro Loco Tegliese, lungo tutto il corso dell’anno,  attraverso la promozione di incontri, mostre, spettacoli teatrali e quant’altro, volti alla sensibilizzazione e alla creazione di una forte nuova coscienza, in merito alla tolleranza tra i popoli, l’energia, l’acqua, l’ambiente e la pace. Ad “ETICA-mente” trovano inoltre storicamente spazio convegni, laboratori e spettacoli che pongono al centro la figura del bambino.

I bambini e la loro condizione di vita sono infatti da sempre oggetto di particolare attenzione da parte della Pro Loco Tegliese: essi sono ambasciatori del nostro futuro nonché portatori sani di speranze e vivacità intellettuale. La società civile ha il compito e il dovere morale di garantire loro condizioni di vita giuste e dignitose. Nel suo piccolo, l’associazione, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Don Agostino Toniatti”, ha finanziato in questi anni progetti e percorsi formativi rivolti ai bambini all’interno del loro percorso scolastico. Si è cercato in questo modo di portarli ad una maggiore conoscenza di sé e degli altri, di avviarli ad una riflessione sulla biodiversità, nonché a sensibilizzarli ad un uso consapevole dell’acqua e al rispetto dell’ambiente.

C’è da augurarsi che “ETICA-mente” ed iniziative simili intraprese da altri Enti ed Associazioni del territorio servano davvero da stimolo per la difficile ricerca di nuove e più sostenibili forme di vita e di pacifica convivenza tra i popoli.

Pro Loco Tegliese

ETICA-mente sbarca a Gruaro, con l’incontro dal tema: “Il territorio è poco occupato…”, relatore Luca Mercalli, presidente della Società Metereologica Italiana, e collaboratore della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”.

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La politica ambientale… a Gruaro

Questa politica è come l’ultima proposta del Ministro Amato, o come alcuni aeroplani da combattimento: a geometria variabile. In volo di crociera, fra due elezioni, con le ali ripiegate, e quasi non se ne percepisce il passaggio, tanto va veloce.

Invece, durante la campagna elettorale, alettoni dispiegati al massimo, essa plana sulla cittadinanza, trasformando gli “ecologisti” più brillanti, di cui, ultimamente, tenta di recuperare i meriti, in pallide verdastre evanescenze. In quel periodo, i progetti ambientali si sovrappongono, si combattono, si offrono agli elettori a colpi di depuratori di ultima generazioni, di riforestazioni, di riqualificazioni, di acque cristalline, di disinquinamenti, di protezione al massimo livello, di impietosa repressione e ritorni alla natura di una volta.

Questo vale per tutti gli schieramenti.

Personalmente, io che di ambiente non vivo, ma soffro da 17 anni a Boldara, non ne voglio parlare, ma schiettamente descriverne la realtà attraverso  sia il mio impegno personale che quello della mia associazione “Un parco per Boldara”, tanto  vituperata quanto ignorata.

Nel 1980, ho trovato a Boldara, ambientalmente parlando, uno scorcio di ‘700 con dei prati stabili separati da splendidi filari di  “vencheri”; un Lemene dalle acque trasparenti, ancora ricche di una grande varietà di pesci e con le rive popolate di uccelli acquatici. Le strade erano bordate di alberi maestosi, “talponi”, platani, frassini, con quelle poche luci che bastavano alla circolazione ridotta di questa zona campagnola.

Nel 2007, qual è la situazione?
Grazie a circa 50 variazioni al piano regolatore, una superficie enorme di terreni agricoli è stata trasformata in zone edificabili. Certo è difficile resistere a non vendere un terreno agricolo, che dai 30 milioni all’ettaro passa ai 250, quando diventa edificabile. Ma di questo cambiamento d’uso, ne approfitta solo il venditore?

Esistono anche i prodigi: come fa una zona ad essere considerata di “completamento” (quando inclusa fra due case), quando essa è compresa solo fra una casa e il fiume? A Boldara si può osservare il miracolo.

Questa speculazione ha trasformato Gruaro in un complesso di  lottizzazioni, dove non sempre quanto costruito è abitato, ma diventa, a parer mio, una “fascia dormitorio”, molto comoda per la zona industriale vicina, ma scarsa di  attività culturali, ricreative o economiche. In sostanza, cosa può fare la gente fuori casa e fuori lavoro? Andare in piscina? Andare al cinema? Andare al teatro? Passeggiare facendo shopping? Ritrovarsi in una piazza alberata, accogliente, dove ci si può sedere e scambiare due parole? Andare in circoli ricreativi per imparare qualcosa, dalla musica alla ceramica? Prendere una navetta per recarsi in città? Fare una passeggiata  su una pista ciclabile  lungo le strade che incrociano le nostre campagne ancora intatte?

C’è una piazza, certo.
Con alcune panchine, senza appoggio dorsale, posizionate in modo perfetto per non godere dell’ombra del solo albero presente, assolutamente non autoctono (un leccio toscanosardo), una fontanella molto erotica, lo concedo, al limite di una superficie cementata, che arriva ai 54 gradi al primo raggio di sole estivo. Il tutto separato dal paese da una strada ad alta velocità, sprovvista di dossi di rallentamento.

Però, c’è una passeggiata, a destra e a sinistra del fiume Lemene, a Boldara.
Quella di destra è stata realizzata con l’ausilio di un cingolato che, in un paio di ore, ha azzerato un bosco di zona umida con avvallamenti naturali contenenti specie autoctone, ormai rare. Queste geologiche e naturali ondulazioni sono state “rettificate”  con terre di riporto di origine sconosciuta e arricchite, non solo di piante estranee, ma anche “orticole”. La passerella è stata, chissà per quale motivo, costruita nella zona golenale, di esondazione, quando bastava appoggiarla sul terreno vicino, rialzato. “La ciliegina sulla torta” è stata la creazione di una pozzanghera (che necessità una regolare e costosa disinfestazione contro le zanzare) addobbata con “Tifa”, giunco infestante che non lascia  spazio ad altre specie. In sostanza, un concentrato di non rispetto delle direttive del Genio Civile e della Forestale di Treviso, di cui abbiamo  la documentazione.

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Una buona notizia per l’associazione “UN PARCO PER BOLDARA”

Dopo 17 anni di lotta impari contro migliaia di pescasportivi appoggiati da Istituzioni locali e provinciali, il sottoscritto, nelle vesti di Presidente dell’UPPB, è riuscito a fare applicare le nuove direttive europee da parte di chi, per primo, avrebbe dovuto divulgarle.

Ormai, Boldara e la zona circostante, in base ad una legge europea, è stata inserita nelle zone ZPS e SIC, gradino appena sotto la qualifica di PARCO NATURALE, e questo in gran parte grazie alla nostra azione e di pregiato restauro  e di  segnalazione della valenza ambientale del territorio.

Nonostante la nuova legge, alcuni responsabili pensavano di poter fare l’orecchio da mercante e continuare ad autorizzare le dannose gare di pesca. Atteggiamento al limite dell’irresponsabile visto che la non ottemperanza alle leggi della CEE comporta l’eliminazione di tutte le sovvenzioni di cui la zona coinvolta potrebbe beneficiare. Abbiamo dovuto intervenire molto in alto con la preziosa collaborazione del WWF Italia per riuscire a farlo capire. Finalmente, il calendario delle gare è stato  cancellato, a conferma della giustezza della nostra posizione, purtroppo valutata per settimane senza esito negli uffici della “Rampa Cavalcavia”. “Sarebbe una rivoluzione eliminare le gare di pesca a Boldara”  è stato detto da un responsabile provinciale, convinto che applicare le leggi sia in Italia una cosa  eccezionale.

A questo punto cosa cambia? Nelle zone SIC e ZPS si possono ancora programmare delle attività ma a condizioni molto precise, previa la presentazione di un documento di valutazione di incidenza. Tale documento viene rilasciato da una esiguo gruppo di specialisti ad un costo  piuttosto elevato (2000-5000€). Esso valuta se l’attività richiesta è compatibile con l’ambiente in cui si svolgerebbe. Perciò non c’è alcun automatismo fra presentazione del documento (ed il suo pagamento) ed una autorizzazione a procedere come succedeva in precedenza negli uffici provinciali.

Ormai è appurata la delicatezza dell’ecosistema delle rive del Lemene, già parecchio alterato dal pestaggio ventennale di migliaia di stivali e da  costosissimi e sciagurati pubblici interventi, ipocritamente nascosti sotto la dicitura di “riqualificazione ambientale”. C’è da sperare che non sarò l’unico a chiedermi perché, sotto la guida della Murer (Ass. Caccia pesca provinciale) e dell’ex sindaco Gasparotto, questa zona, oggi doverosamente protetta in quanto di estrema valenza ecologica, per colpa loro sia sempre stata  lasciata ad uso e consumo  esasperati di masse distruttive. C’è anche da chiedersi perché debba essere uno straniero ad urlare questo da anni, da solo, e nell’indifferenza generale e perché debba essere la Comunità Europea a fare aprire gli occhi alle Istituzioni nazionali per obbligarle a proteggere i propri beni ambientali.

Purtroppo è una consuetudine da queste parti dover aspettare le benedizioni “foreste” per rendersi conto di chi è santo nel Bel Paese, ricordando con ciò i nostri  Rubbia e Dario Fo.

Claude Andreini – Presidente della associazione “UN PARCO PER BOLDARA”

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Il “parco” di Boldara – Scheda tecnica

  • Classificazione: oasi naturale, cioè zona che gode di un certo livello di protezione: sono vietate alcune attività come la caccia. Questo livello non è sufficiente per impedire lo sfruttamento edilizio ed alcune attività anche di peso antropico importante.
  • Posizione geografica: geologicamente la zona è inclusa nel bacino del Tagliamento e si estende da Portovecchio a Cintello, lungo il fiume Lemene, su una larghezza di circa 1 km.
  • Estensione: complessivamente sono circa 140 ettari di superficie.
  • Tipologia: zona di pianura con porzioni umide, lungo il fiume Lemene.
  • Origine: a tutt’oggi il parco in quanto tale non è stato ancora istituito ufficialmente, ma è stato ideato dopo accordi verbali con i proprietari dei fondi. Esso però esiste, dal 1995, con un nome diverso: “Oasi di protezione” ed è riconosciuto dalla LIPU, dal WWF, da Soroptimist e dal Lion’s Club.
  • Flora: la flora caratteristica spazia dal carice alla felce, dall’arbusto all’albero e si annida ormai laddove può, ossia nelle ristrette nicchie di territorio non sfruttato dalle coltivazioni intensive o dall’edilizia.
  • Fauna: essa è caratterizzata, dove il peso antropico non è eccessivo, da uccelli acquatici e di pianura. Attualmente, per molteplici motivi, sta cambiando, con l’arrivo o la stabilizzazione di specie più consone al litorale adriatico. La fauna ittica si limita quasi esclusivamente alla trota, spesso nemmeno indigena.
  • Aspetti significativi: è un caso pressoché unico di gestione di un territorio da parte di un gruppo di privati, senza alcun sostegno politico locale. La Provincia però ha riconosciuto l’assoluta valenza ambientale del lavoro svolto e agisce per proteggerlo.
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Un Parco a Boldara?

L’idea di un “foresto”, un lavoro da pazzi (pochi)… Un piacere per tutti (tanti).

Il mio primo intervento sull’ambiente di Boldara, che nel frattempo era diventato il mio luogo di residenza, risale all’autunno 1989, quando, stanco di vedere la zona abbandonata all’incuria ed usata palesemente come discarica abusiva incominciai, con l’aiuto della mia famiglia, la pulizia del bosco accanto al mulino. Ebbe così inizio il recupero di quel sito naturale che un giorno, forse, diventerà ufficialmente il Parco di Boldara.
Per anni, con pochi aiuti e risorse, sono stati piantati centinaia, meglio, migliaia di alberi autoctoni, arbusti e carici. Sono state così reinserite piante scomparse da decenni; ancora adesso poi, ogni anno, sono estirpati a mano rovi ed altri infestanti. Inoltre, annualmente, vengono raccolti centinaia di oggetti abbandonati disinvoltamente nell’ambiente, assieme a contenitori di vetro o di plastica. Se non lo fa l’Associazione, nessuno lo fa. Mi sono spesso chiesto il perchè di questo comportamento ed ho concluso che forse si pensa che se si nascondono le immondizie esse non esistono.
Nel 1995 poi, grazie ad un gruppo di amici portogruaresi entusiasti dell’idea e dell’iniziativa, è nata ufficialmente l’associazione “Un parco per Boldara”, riconosciuta dalla Provincia di Venezia. Alla fine degli anni ’90, l’Associazione è riuscita a far classificare un territorio di 140 ettari come “oasi naturale”.
In questo ambito  ormai serpeggia una passeggiata ecologica, curata con rigore scientifico e arricchita da schede botaniche e faunistiche e anche da testi letterari, per permettere al visitatore di capire meglio l’ambiente in cui si trova, la sua unicità, che va salvaguardata, e per guidarlo ad individuare, con certezza, i suoi abitanti naturali, animali e piante.
Nonostante questo lavoro incessante e dispendioso, in energie e denaro, sostenuto esclusivamente dall’ideatore, nonostante il posto sia visitato da turisti di tutta Europa e da centinaia di alunni, provenienti da tutto il Veneto, da Fossalta a Mirano, da Mestre a San Donà, socialmente parlando, l’Associazione è fallimentare: non è mai stata accettata né dalla popolazione né dalle istituzioni locali. Perchè?
Forse questa è un’altra delle domande che troverà risposta nella serata, che sarà dedicata alla presentazione e descrizione, mediante la proiezione di diapositive, del progetto e delle fasi della sua realizzazione, dalla nascita ad oggi. Forse troveremo poi, nel dibattito,  risposte a tanti altri interrogativi concernenti le difficoltà che hanno costellato questo tipo di volontariato e, mi auguro, cercheremo insieme le soluzioni che garantiscano il decollo, in futuro, del parco che è stato pensato a beneficio di tutta la popolazione di Gruaro.

Claude Andreini
Presidente dell’Associazione “Un Parco Per Boldara”

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A contatto con la natura

Boldara è sicuramente la zona più verdeggiante di Gruaro, perciò meta di scolaresche desiderose di conoscenza e anche di adulti in cerca di pace. Essendo attraversata dal Lemene, è rifugio e casa per uccelli, anatre, oche e cigni depongono le uova nelle rive del fiume, ma purtroppo i piccoli non sempre nascono perchè dei “visitatori indesiderati” toccano le uova.
Comunque la passeggiata è un posto dove si può rimanere a contatto con la natura. Per me, le stagioni più adatte per visitare il parco, sono la Primavera e l’Estate. La Primavera, porta con sè profumi e suoni gradevoli: le piante in fiore colorano le ormai tiepide giornate primaverili che sono accompagnate dai canti degli uccelli innamorati. L’Estate è la stagione giusta per trovare refrigerio sulle rive ombrose del Lemene, oppure se si viene in bicicletta, si può fare una capatina al mulino di Boldara, non meno incantevole della passeggiata. In Autunno ci possono essere dei funghi, ma anche lo splendore multicolore degli alberi ti incanta; mentre in Inverno l’erba è piena di brina e tutto ghiaccia: sembra che si ghiacci persino il tempo.
Il Lemene è, purtroppo, il più ambito sogno di tutti i pescatori: nelle sue acque i pesci guizzano contenti e si riproducono ogni anno, e sono cibo per gli uccelli che si fermano a Boldara per fare una “pausa”.
A volte, mentre riposo sotto un albero, mi pare di sentire la sua voce, che mi ricorda quella di un ruscello che scorre impetuoso, il grido di un albero che viene abbattutto, oppure il fruscio delle ali di un uccello. Per me, la cosa più affascinante di Boldara, è guardare che cosa ha scolpito la natura: alberi incavati che ospitano humus e funghi e penso che la natura ha impiegato molti anni per creare queste meraviglie, mentre noi, in pochi anni riusciamo a distruggerle. Il caldo estivo che arroventa la testa, qui trova il posto ideale: distendersi sotto una quercia e dipingere, ecco cosa immagino, oppure creare un erbario, con tutte le piante che ci sono. A volte mi assopisco e sogno che tutto il mondo è di nuovo verde e l’uomo ha trovato il modo per non inquinare.
Quando piove, penso anche alla passeggiata e alla bicicletta: vorrei inforcarla per andare a Boldara, a vedere gli uccelli e ad ammirare il Lemene che sembra diverso quando le gocce di pioggia increspano le sue acque tranquille.

Giulia Bozza
Classe V “Edmondo De Amicis” Gruaro

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