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L’età di Courbet e Monet

A Villa Manin si sta svolgendo una mostra, a mio parere, molto interessante.
Essa ha un preciso obiettivo: mettere a confronto dipinti francesi con quelli di vari paesi dell’Europa, soprattutto dell’Est, evidenziandone legami ed influenze.
Per sviluppare meglio quest’intento la mostra non è stata divisa per nazionalità degli artisti ma per tematiche: 1) boschi e campagne, 2) città e villaggi, 3) acque, 4) nevi, 5) ritratti e figure.
Realismo e Naturalismo prima e l’Impressionismo poi, sono il punto di partenza dell’esposizione, che sottolinea gli spunti che questi movimenti artistici portarono nelle grandi capitali europee come Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Monaco, Zurigo, Vienna, Mosca, San Pietroburgo, Varsavia, Praga, Budapest e Bucarest. Queste suggestioni arrivavano in Europa centrale e orientale attraverso viaggi di pittori a Parigi, mostre che portavano nelle città le opere degli artisti francesi, o quadri che venivano realizzati come testimonianza da chi a Parigi c’era stato e voleva trasmettere ciò che aveva visto.
Questo però non significa assolutamente che i pittori francesi siano stati  semplicemente copiati, ci fu invece un vero e proprio dialogo che permise anche alle particolari e affascinanti caratteristiche nazionali di emergere.
L’esposizione, ha, a mio parere, il pregio di rendere affascinante questo viaggio nella pittura europea della seconda metà dell’Ottocento, poiché rende un percorso abbastanza noto, come può essere quello che parte dal Realismo e dal Naturalismo e arriva all’Impressionismo, originale e non scontato. E lo fa esponendo opere di artisti sicuramente poco conosciuti alla maggior parte dei visitatori, che però hanno dato un grande contributo alla pittura, come nel caso di Ensor.
La mostra in sostanza indica quali furono le basi che servirono allo sviluppo dell’Impressionismo.
Esaminiamo le tappe di questo percorso.
Il Realismo parte dal fatto che, a metà dell’800, l’incontrollato processo d’espansione industriale appunta l’attenzione verso nuove tematiche come la natura e la vita quotidiana. Courbet, Daumier e Millet, i maggiori esponenti del Realismo, fanno diventare protagonisti dei loro quadri le classi più umili, cercano di far riflettere sulle conseguenze dello sviluppo industriale e sottolineano che esso non aveva solo aspetti positivi, come si voleva far credere, richiamando l’attenzione ad esempio sulle campagne, che in quel periodo si stavano spopolando.
Il Naturalismo invece parte dal presupposto che il paesaggio elaborato in studio non bastava più. I pittori a poco a poco presero a volere un contatto diretto con la natura, rinnovando la tecnica pittorica per catturare impressioni sempre più passeggere. La scuola di Barbizon ne è l’esempio per eccellenza. Questa iniziò nel 1830 quando in un villaggio, Barbizon appunto, poco fuori da Parigi, vicino alla foresta di Fointainbleau, alcuni artisti cominciarono a dipingere dal vero la natura incontaminata di quei luoghi, seppur ovviamente continuando a perfezionare le loro opere in studio.
Presto la scuola di Barbizon divenne sinonimo di idillio con la natura, dove l’uomo e gli animali vivevano insieme e le persone non erano  contaminate dalla vita della città moderna. Corot, Daubigny, Troyon, Dupré e Rousseau, i maggiori esponenti di questa scuola esprimono nei loro quadri l’intensità delle emozioni che si possono provare davanti a un paesaggio.
Lo sviluppo naturale di questi due movimenti fu l’Impressionismo. Questo movimento continua le ricerche e le sperimentazioni dei primi due arrivando a una pittura completamente nuova, immediata e veloce. Dipingendo “en plein air”, cioè all’aria aperta, i pittori impressionisti capiscono che l’occhio percepisce un insieme di colori che varia con il mutare della luce. Questo portò alla comprensione delle infinite possibilità di dipingere lo stesso soggetto, in base alla diversità di luce e di impressione. La pittura di questi artisti infatti proprio per rendere la complessità di visione che si presentava davanti ai loro occhi, avevano bisogno di alcune tecniche particolari, come l’uso dei colori complementari, l’abolizione dei toni grigi, del disegno e del chiaroscuro. Per questo  motivo i dipinti di Manet, Monet, Degas, Rousseau e di tutti gli esponenti dell’Impressionismo non furono mai accettati dagli esponenti della pittura tradizionale rappresentata dal Salon, ma anzi essi furono derisi quando gli impressionisti organizzarono la loro prima mostra nel 1886 nello studio di Nadar; ed è proprio da un articolo di un critico che nasce il termine “Impressionismo” usato con connotazione dispregiativa.
Qui si conclude il nostro viaggio di introduzione alla mostra, che consiglio caldamente di visitare.

Per ulteriori informazioni: www.villamanin-eventi.it

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