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“Calli e campielli di Venezia”, a cura di Lucia Crovato

Una veneziana racconta Venezia!

Attraverso le foto di Lucia Crovato, scopriremo angoli e scorci poco conosciuti del capoluogo veneto.

La serata si terrà venerdì 15 febbraio 2013 alle ore 20.45 presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

Allego la locandina dell’evento ed invito tutti a segnalare la serata.

  'Calli e campielli di Venezia', di Lucia Crovato (590,4 KiB, 21 download)
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35 scatti per 10 giorni in Cina: “Qilu International Photography Week”

Circa 2300 anni fa, in Cina, viveva un certo Mo-Tse.  Ricercatore ed inventore, scrisse un libro (Mo Jing) che conteneva il risultato delle sue osservazioni. Quest’anno, la Cina attraverso l’APS (Artistic Photographic Society of China) ha voluto rendere omaggio a quel personaggio che, in sostanza, ha scoperto il principio della fotografia. è nata così la Qilu International    Photography Week.

Quest’estate, ad Arles in Provenza, ho avuto l’opportunità di mostrare i miei lavori ai due responsabili per la selezione degli autori occidentali da ospitare in Cina, fra cui Ren Shugao. Mi sono perciò ritrovato a Pechino il 20 di settembre, “graziosamente” invitato assieme ad altri 8 fotografi fra cui il presidente della PPA (Professional Photographic Association degli USA) e un suo collega; Serge Assier, fotogiornalista francese; il direttore e vice della rivista francese Phot’Art International; Christian Devers, un Belga specializzato in fotografia digitale; il bravo fotografo inglese Paul Kenee e il nostro simpatico Silvano Monchi, accompagnato dalla moglie, per incominciare la visita di una parte dell’immenso Paese.

Siamo stati trasferiti, via aerea, da Pechino a Jinan, lontana 400 km, per poi continuare il viaggio in pullman, ospitati in alberghi di lusso.
Le giornate, lunghe 16 ore, ci hanno permesso di conoscere vari aspetti della Cina spesso in drastica opposizione: il cantiere dei prossimi giochi olimpici, vero formicaio brulicante di centinaia di migliaia di operai, assieme ai luoghi di nascita di Mo-Tse e Confucio, villaggi modesti, spersi in mezzo alle montagne. Nell’occasione, si passava da uno smog da tagliare col coltello ad un’aria decisamente campagnola, dall’asfalto polveroso ai sottoboschi, pieni di scorpioni.

Le nostre giornate erano marcate da cene esotiche quanto abbondanti, offerte dalle più alte autorità politiche. Con naturalezza, la tartaruga bollita veniva proposta accanto a cicale arrosto, pelle di pesce in gelatina o zampe di gallina affumicate.
L’anitra laccata seguiva la carpa con maiale, pare piatto favorito di Mao, e il tè verde era dimenticato a forza di decine di “kampei” con birra o vino, l’obbligatorio e cerimonioso brindisi adattato a qualunque argomento.

La mostra a Jinan ci ha lasciato senza fiato: 18.000mq e migliaia di immagini, l’Italia era rappresentata dalle 40 immagini di reportage di Silvano Monchi, dai miei 35 nudi in bianco e nero stampati in loco 1 x 0,8m, assieme alle immagini naturalistiche della lega fotografica italiana ed alle singole immagini di Giuricin, Tomelleri, Cartoni, Materassi e Calosi.

Ogni autore invitato all’inaugurazione vedeva le sue immagini esposte su circa 30 metri di parete con tanto di presentazione e ritratto.  La fotografia cinese non ha molto da invidiarci sia dal punto di vista artistico che tecnico. Spazia, senza timori di fare brutta figura, dal descrittivo all’artistico, in b\n  o a colori, dall’immagine classica di Lu Jun a quella con divertenti sovrapposizioni grafiche di Mu Tangjuan, senza dimenticare le inquadrature paesaggistiche concettuali di Li Ruiyong.

Insomma un bel confronto che toglie ogni ombra di confine qualitativo fra le nostre civiltà.

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…senza sussulti e in modo continuo

Le proposte culturali attuate in questi mesi dalla nostra associazione, hanno registrato un confortante riscontro, valutate le presenze alle nostre iniziative; sappiamo infatti come la parola cultura susciti, a volte, una certa diffidenza.

La serata (17/03/2006), sulla questione israelo-palestinese, ovvero “Gerusalemme tra venti di guerra e sogni di pace” (*) è stata affrontata dal giornalista Luigi Sandri, con competenza ed equilibrio. Il relatore ha inquadrato storicamente il problema palestinese, e attraverso testimonianze dirette, fatti e avvenimenti conosciuti, ha semplificato, senza banalizzare, l’intricata matassa medio-orientale. Sicuramente ha dato ai presenti, molto attenti ed interessati, una chiave di lettura critica offrendo spunti di riflessione diversi dall’informazione ufficiale.

Di altro sapore la serata successiva (24/03/2006) di presentazione del libro “Salam Shalom” ovvero un viaggio in bicicletta da Venezia a Gerusalemme.
L’autore Alberto Fiorin, ha raccontato il viaggio in Terra Santa con la “spedizione ciclistica” “Strade di Pace”. Aiutandosi con foto significative, ci ha trasmesso le emozioni dei magici paesaggi dell’Oriente e gli incontri con le popolazioni a cui è stato portato un messaggio di pace. Rassicurante per gli amanti della bicicletta, l’incoraggiamento che anche i non atleti possono affrontare viaggi di tal fatta.

Un’altra simpatica  serata, riservata a un gruppo di “coraggiosi” ha avuto come oggetto “Un’esperienza di scrittura creativa”, condotta dal prof. Mirco Stefanon.
Il nostro animatore è riuscito a fugare tutte le riserve e i timori dei presenti che si sono lasciati prendere dai giochi linguistici proposti, liberandosi dalle inibizioni legate alla scrittura.

Tre serate (4-11-30 maggio 2006) sono state  dedicate al linguaggio dell’immagine fotografica, condotte dal fotografo e socio Claude Andreini. Il tema non riguardava l’uso dello strumento, bensì la componente retorico-concettuale che sta dietro la foto. Attraverso la lettura di fotografie di vari autori, l’esperto, interagendo con i presenti, ha messo in luce le caratteristiche evidenziate nella parte teorica. Anche se non si è fotografi, conoscendo alcune componenti che stanno alla base di una fotografia, si riesce a valutare con maggiore competenza qualsiasi immagine di cui abitualmente si è fruitori passivi.

In data 12/05/2006, la nostra associazione ha collaborato, con lo “Slow food” di San Vito al Tagliamento, nella realizzazione di un incontro “gastronomico-letterario” nella sede del vecchio Ospedale dei Battuti. Qui è stato proposto come lettura scenica con accompagnamento musicale il  “Ricettario eretico: ricette, consigli, frattaglie ed altre pinzillacchere”, raccolta antologica di brani di poesia e prosa, a cura della prof.ssa Mariella Collovini.
La serata ha avuto una sua degna conclusione con assaggi di prodotti tipici della zona.
E’ intenzione della “Ruota” presentare la serata, con modalità simili, anche a Gruaro.

Il prossimo referendum costituzionale del 25-26 giugno 2006 è stato il motivo che ha spinto l’associazione a dedicare una serata informativa (05/06/2006) sulla modifica apportata alla Parte II della Costituzione con la legge approvata dal Senato il 16 novembre 2005.
Questo, per aiutare i cittadini a votare in modo consapevole, vista la complessità della materia e del quesito e la scarsa informazione data, fino ad ora, dai “mass-media”.

(*) Il tema è trattato nel libro: Città santa e lacerata. Gerusalemme per ebrei, cristiani, musulmani, ed. Monti

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Tre serate (4-11-30 maggio 2006) sono state dedicate al linguaggio dell’immagine fotografica, condotte dal fotografo e socio Claude Andreini.

Il tema non riguardava l’uso dello strumento, bensì la componente retorico-concettuale che sta dietro la foto. Attraverso la lettura di fotografie di vari autori, l’esperto, interagendo con i presenti, ha messo in luce le caratteristiche evidenziate nella parte teorica.

Anche se non si è fotografi, conoscendo alcune componenti che stanno alla base di una fotografia, si riesce a valutare con maggiore competenza qualsiasi immagine di cui abitualmente si è fruitori passivi.

In data 12/05/2006, la nostra associazione ha collaborato, con lo “Slow food” di San Vito al Tagliamento, nella realizzazione di un incontro “gastronomico-letterario” nella sede del vecchio Ospedale dei Battuti. Qui è stato proposto come lettura scenica con accompagnamento musicale il “Ricettario eretico: ricette, consigli, frattaglie ed altre pinzillacchere”, raccolta antologica di brani di poesia e prosa, a cura della prof.ssa Mariella Collovini.

La serata ha avuto una sua degna conclusione con assaggi di prodotti tipici della zona.

E’ intenzione della “Ruota” presentare la serata, con modalità simili, anche a Gruaro.

Il prossimo referendum costituzionale del 25-26 giugno 2006 è stato il motivo che ha spinto l’associazione a dedicare una serata informativa (05/06/2006) sulla modifica apportata alla Parte II della Costituzione con la legge approvata dal Senato il 16 novembre 2005.

Questo, per aiutare i cittadini a votare in modo consapevole, vista la complessità della materia e del quesito e la scarsa informazione data, fino ad ora, dai “mass-media”.

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Un fotografo dall’occhio da scultore

Il 24 giugno 2005, è stata inaugurata a Chicago, alla FLATFILEgalleries, la mostra fotografica personale di Claude Andreini, nostro concittadino, dal titolo evocativo “METROPOLIS”.
Riportiamo di seguito la critica della curatrice Susan Aurinko, in collaborazione con il Dr. Michael Weinstein – Prof.  di Scienze Politiche alla Purdue University di Chicago.

“Claude Andreini è un modernista, che realizza immagini nella più grande tradizione lineare, con una composizione formale e senza necessità di spiegazioni.
Nonostante l’autore dichiari a proposito del lavoro METROPOLIS che esso è nato da considerazioni ambientaliste, alla fine risulta che Andreini realizza delle foto assolutamente magnifiche della stessa realtà, quella urbana, che intendeva criticare. A lui è impossibile scattare una fotografia che non sia equilibrata alla perfezione. È in questo modo che funziona il suo occhio ultrapreciso. Che siano fotografati nudi, elementi architettonici, ambientazioni urbane o lugubre camere di campo di concentramento, Andreini rappresenta i suoi soggetti con una purezza e un rispetto estremi. Affiora nell’insieme della sua opera una comprensione della forma e della superficie che nasce dai suoi studi di scultore.

Il corpo del lavoro intitolato METROPOLIS, rivolto all’evocazione di distese urbane e dell’assenza di natura, osanna invece la bellezza lineare della città. Gli angoli sono utilizzati al meglio per creare immagini che mostrano il paesaggio urbano come un mondo di strutture monumentali di acciaio e di vetro, simili nella loro essenza, a delle sculture che si drizzano verso il cielo. Immensi pannelli pubblicitari, mostrando visi enormi, giustapposti all’architettura aggiungono una strana umanità a questo ambiente peraltro sterile. Quando appaiono individui, le loro sagome sono indistinte, spettrali, e si muovono dietro una lastra di vetro traslucido lavorato. In un caffè all’aria aperta, ombrelloni sistemati in cerchi concentrici nascondono ogni essere  suscettibile di pranzare al loro riparo, mostrando di nuovo una versione surrealista della città, priva dalla gente che la crea e l’abita. Un po’ come se la città sorgesse dalla terra completamente formata, senza l’aiuto delle popolazioni, tanto le sue strade sono vuote in queste fotografie sconcertanti.” (…)

(trad. Selim e Indira Chanderli)


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A proposito di “Metropolis”… intervista a Claude Andreini

Ho incontrato Claude Andreini al ritorno da Chicago e gli ho posto alcune domande, allo scopo di evidenziare e di meglio capire la genesi, le motivazioni e le intenzioni comunicative ed artistiche che stanno alla base di questo suo lavoro di fotografo ed artista.

Come è nata Metropolis?
“L’ispirazione per questo mio lavoro è nata visitando tante città europee, grandi e piccole, dove ho avuto la sensazione che l’architettura moderna, rigorosa, funzionale, fatta di materiali  lisci e duri, come l’acciaio, brillanti e trasparenti come il vetro, non fosse affatto accettata. Idem per altre strutture, magari antichizzanti, segni di passata ricchezza, ma non certo di socializzazione; perciò al piede di slanciate torri di cristallo, l’impiegato si rifugia a sorseggiare una bibita sotto ombrelloni di paglia; lo stesso avviene nel cortile, circondato da imponenti colonne greco-romane, di un museo; sui muri poi di centinaia di appartamenti, appollaiati gli uni sugli altri, campeggiano manifesti di persone sorridenti… e così via.”

Mi sembra di capire che quello che rappresenti nelle tue foto è un ambiente urbano, alienante, che genera disagio.
“Sì, le immagini vogliono evidenziare proprio il malessere dell’uomo a vivere in strutture che non sono consone per la vita naturale a cui aspira. Esse tentano di dimostrare che la scelta è stata sbagliata e che, individualmente, nel suo piccolo, ogni individuo cerca di ricrearsi un angolo a sua misura.”

Hai colto questo stesso disagio di abitare anche a Chicago?
“La stessa domanda mi è stata fatta anche da Michael Weinstein, giornalista-filosofo americano, nel corso di una intervista, ed ho dovuto rispondere che no, non avvertivo nel paesaggio urbano americano quel disagio palpabile che avevo testimoniato con le mie foto. In effetti, la vista delle formidabili torri di Chicago, città simbolo dell’architettura americana, (grazie alle opere di Van Der Mies e Wright, fra gli altri), non mi ha fatto cogliere la stessa sensazione che mi aveva colpito in Europa. Lì, il cittadino non sembra per niente soffrire dell’assenza di dimensione umana, nonostante tutto sia enorme, gigantesco, smisurato. Forse per l’assenza di radici antiche, la modernità è totale, dalla testa ai piedi, senza compromessi: niente ombrelloni di paglia, niente bar “esotizzanti”, nessuna nostalgia affidata a poster di Lawrence d’Arabia. E quindi non ho potuto confermare la mia tesi con altri scatti americani.”

Questa tua affermazione mi sembra un po’ controcorrente.
“Ribadisco che questa esaltata struttura architettonica non ha tolto umanità ai rapporti tra cittadini. Da tanto tempo avevo dimenticato il saluto sistematico di sconosciuti quando entri in un negozio; la conversazione con estranei che, curiosi, ti chiedono cosa stai fotografando sul marciapiede; la moneta che ti rendono sul palmo della mano e non sul freddo vetro del banco; o lo scambio di biglietto da visita quando inviti una persona, mai vista e conosciuta prima, alla tua mostra. Insomma ho avuto la sensazione che effettivamente ci sia a Chicago un “homo diversus” da quello europeo, adattato alla struttura della città. Di conseguenza, per integrare e sviluppare, per contrasto, la mia tesi, ho fatto foto di quella architettura, di quelle persone, di quella modernità.”

Sarà possibile vedere allestita anche qui da noi qualche tua mostra?

“Ottobre 2005: New York. 2006: Chicago e Ginevra.
Sono quindici anni che le mie opere sono inserite in collezioni pubbliche e private internazionali e che insegno ed espongo fotografia in giro per il mondo, ma mai ho avuto la possibilità di farlo a Gruaro. Il perchè…”

Ultimo lavoro visibile: http://www.photodigitalgrosseto.com

Sito ufficiale

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