Il Muro (di Berlino…) 1989-2009

E nella ex Jugoslavia si aprirono le macellerie.
Non è il caso di stilare turpi elenchi. Dopo la caduta del muro il mondo non ha ritrovato l’equilibrio. La pretesa degli U.S.A. di ergersi a guardiani del nuovo ordine mondiale si è rivelata fallimentare e priva di consistenza.
Di fatto è entrato in crisi il modello, lo schema che pretende il mondo controllato da uno o due  stati nazione.  Questi anni hanno visto riemergere la pratica abituale della guerra come mezzo per la risoluzione di conflitti che abitualmente si risolvevano con la mediazione politica. Il terrorismo internazionale ha fatto ripiombare decine di milioni di persone nel terrore di non poter salvaguardare la propria incolumità.

Alle frontiere del mondo liberato dal muro si accalcano moltitudini in fuga dalla brutalità di una vita priva di speranza. Si chiamano clandestini. Vengono respinti, a volte lasciati morire di fame e di sete nei loro tragici viaggi verso paesi che immaginano li possano accogliere. Paesi pericolosamente dilaniati, all’interno, fra maggioranze xenofobe e minoranze che praticano l’accoglienza anche a rischio di violare la legge. Paesi dove la propaganda di regime ha fatto sedimentare nella pubblica opinione il germe della paura del diverso e che esorcizza la paura indotta con forme diverse di violenza (il lavoro nero, la segregazione, la mancanza di diritti e tutele, l’ostilità crescente, l’esclusione, il rifiuto).

Il mondo liberato dal muro è vecchio, ha perso energia, non produce più, preferisce moltiplicare il denaro con altro denaro e autocelebrarsi fotocopiando la propria immagine all’infinito. Continua a consumare e a bruciare carbone, petrolio, metano ben sapendo che prima o poi termineranno o costeranno talmente tanto da non poter essere utilizzati. Continua a costruire centrali nucleari ben sapendo che anche i giacimenti di uranio si stanno esaurendo. Nel mondo liberato dal muro non c’è lavoro e il futuro è limitato al presente.

Il muro era diventato nei suoi trent’anni di vita una somma di simboli: confine fra capitalismo e comunismo, fra libertà e oppressione, fra fede e ateismo. Ma quel muro, soprattutto, impediva a due parti del mondo di comunicare privando l’una e l’altra delle reciproche conoscenze ed esperienze. Quando i due mondi sono venuti a contatto inizialmente è prevalsa la diffidenza che, in seguito, è diventata meccanismo di esclusione esercitata dall’Ovest nei confronti dell’ Est. I muri si sono moltiplicati, si chiamano procedura per il permesso di soggiorno, reato di clandestinità, espulsione. E si costruiscono muri anche materialmente, anche da noi, nel civilissimo nord est, terra di emigranti che conserva negli armadi lo spago con il quale si legava la valigia. Il mondo liberato dal muro ha paura e ha bisogno di costruire nuovi muri per aggrapparsi disperatamente a qualcosa che gli consenta di sopravvivere.

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