Voglio subito sgomberare il campo dagli equivoci: la mia affermazione iniziale non ha nulla a che fare con la convinzione molto diffusa che, sotto il termine cultura, si nascondano le manifestazioni più pesanti, poco appetibili o elitarie; sono convinta anzi del contrario perché, come dice un esperto di comunicazione, di cui purtroppo non ricordo il nome, “la cultura non è solo questione di contenuti, ma di modo di presentarli”, quindi….
Io mi riferisco piuttosto alle difficoltà concrete che uno incontra quando si propone come soggetto culturale, soprattutto in piccole realtà come la nostra; tu parti con entusiasmo, perché pensi di fare qualcosa di costruttivo, perché vuoi mettere in circolo le tue passioni, confrontarti su di esse, stare insieme con altre modalità, ma arriva lo stop: fanno le pulci alle tue intenzioni (“va bene, ma dove vuole andare a parare”), temono che usurpi spazi di altri, ti vedono sempre contro, anche se, come dice Stephane Lissner, Sovrintendente alla Scala, “la cultura non dovrebbe essere né di destra, né di sinistra… La cultura è per tutti”.
E tu non puoi fare spallucce e tirare dritto, o sognare di andare a vivere a Teglio Veneto, perché non hai grandi mezzi, non hai strutture logistiche autonome, e allora ti arrabatti, medi, cerchi di convincere con un grande dispendio di forze e di tempo. Ma per fortuna non è sempre così: a volte le trattative vanno in porto, a volte ricevi aiuti inaspettati, come quello del privato che ti concede gratuitamente la sede, o quello dell’associazione che ti dà uno spazio, senza chiederti tante spiegazioni, perchè ha fatto suo il principio del servizio, e allora ti rinfranchi e vai avanti.
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La rubrica dei “perché”, dicembre 2005
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